Zero Scuse. Nel carcere di Rebibbia ha vinto l’integrazione

Atletico Diritti è arrivata alla sua quarta stagione e per presentarsi non poteva scegliere luogo e occasione più capaci di sintetizzare la sua mission. Il 26 settembre nel carcere di Rebibbia la squadra di calcio di Atletico, composta da migranti, rifugiati, studenti universitari e persone in esecuzione penale, ha incontrato in un triangolare la squadra dei detenuti del penitenziario, e la squadra di Magistratura Democratica al suo esordio su un campo da calcio.

L’incontro, dal titolo Zero scuse. Il calcio per l’integrazione è stato introdotto da un convegno cui hanno partecipato, oltre ai rappresentanti delle due associazioni che hanno dato vita ad Atletico Diritti, Progetto Diritti e Antigone e dell’Università Roma Tre che dall’inizio ha sostenuto questo progetto, il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore, il direttore della Casa di Reclusione di Rebibbia Rosella Santoro, la Responsabile strategia e responsabilità sociale del Coni Teresa Zompetti e il Direttore di Banca Etica Alessandro Messina. È stato proprio quest’ultimo a illustrare una delle principali novità di quest’anno per quanto riguarda la squadra, ovvero la sponsorizzazione da parte di Banca Etica.

“Ci piace supportare il progetto di questa squadra – ha dichiarato – perché oltre ad affermare diritti e la necessità di una politica inclusiva, rappresenta un’attività concreta che favorisce l’incontro tra persone e tra persone e istituzioni, che riteniamo coerente con la nostra idea di finanza etica”. Banca Etica si è anche impegnata a donare materiale tecnico e sportivo per i detenuti del carcere di Rebibbia.

Anche Zerocalcare ha voluto dare il suo in bocca al lupo, realizzando un disegno per Atletico Diritti che accompagnerà la squadra per l’intera stagione. 

 

Durante il convegno, la presidente dell’Atletico Diritti, Susanna Marietti, ha richiamato la campagna #Sign&Pass, lanciata dal Barcellona e dall’Unhcr con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza sulla drammatica condizione che milioni di rifugiati stanno vivendo in tutto il mondo. Hanno firmato (“sign”) e passato (“pass”) questo pallone simbolico quasi 1 milione e mezzo di persone, con il campione Lionel Messi tra i primi ad apporre il suo nome. “Il calcio, in particolare – ha detto la Presidente – sa arrivare davvero a tutti con i propri messaggi. È per questo che oggi chiediamo che anche i club italiani si uniscano a #Sign&Pass. Ed è per questo che da anni ci battiamo per un nuovo regolamento, affinché la Figc allarghi le maglie per l’accesso al calcio così da non escludere i richiedenti asilo”.

Ma non solo calcio c’è nell’avventura di Atletico Diritti. Già da due stagioni la Polisportiva è impegnata nel cricket, con il Fondi Cricket Club – Atletico Diritti, squadra composta da migranti indiani e bengalesi che nel sud pontino ha ottenuto ottimi risultati. E per la stagione 2017-218 farà il suo esordio anche una formazione di Basket che disputerà il suo primo campionato di Promozione.

Il Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che non ha potuto essere presente all’iniziativa, ha inviato un suo messaggio di sostegno: “l’impegno agonistico di questi ragazzi testimonia più di tante parole come lo sport sia uno strumento per combattere disagi ed emarginazione. Ci auguriamo che iniziative del genere e percorsi di integrazione sociale simili a questo siano sviluppati in tutto il territorio nazionale”. Ed è stata proprio questa la richiesta che a fine giornata veniva da tutti i partecipanti alla manifestazione. Che queste iniziative non restino isolate e superino il carattere dell’eccezionalità per diventare eventi ordinari, che lo sport con la sua forza aggregativa e la sua capacità di abbattere i muri diventi sempre più occasione per sentirsi alla pari.

Anche i Magistrati di MD, che per una volta non entravano in un penitenziario per lavoro, hanno parlato di un’occasione densa di emozioni e significato. “Sono convinto che, forse solo per un giorno e a prescindere dal risultato sul campo, ieri le vite di molti di loro sono state attraversate da un raggio di luce. L’ho visto nei loro sguardi a fine partita, l’ho sentito negli abbracci che ci siamo scambiati, me lo hanno detto”, così Rocco Maruotto, della Procura di Rieti.

Una sfida sportiva vinta dagli ospiti di casa e una sfida dell’integrazione vinta, per una volta, da tutti.

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