INCIDENTE ALL’UNIVERSITA’
Travolto da una ruspa dopo il crollo di un solaio. Dagli studenti rabbia e solidarietà. L’operaio 35enne di origine tunisina alle dipendenze di un’impresa edile in subappaltodi VALERIA FORGNONE e CARLO PICOZZA
Un’altra morte sul lavoro, questa volta alla Sapienza, nell’ala in ristrutturazione delle facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza. A pochi metri dal luogo dove fu uccisa Marta Russo, un edile di origini tunisine, Bannour Mohammed Ben Mohammed, 35 anni, è stato travolto da una ruspa che, su un solaio che ha ceduto, lo ha ucciso sul colpo. Mancava una manciata di minuti alla pausa per il pranzo.
L’operaio era dipendente della Soiltecno, piccola impresa impegnata nel cantiere universitario, come fornitrice di un mezzo meccanico con conducente, per conto della società appaltatrice, la Cpc (Compagnia di progettazione e costruzioni) di proprietà di un docente dell’università, non nuova ad appalti nella più grande cittadella degli studi d’Europa.
“Negli anni, la Cpc”, dice Roberto Cellini, segretario della Fillea, la federazione degli edili della Cgil, “ha ridotto sistematicamente il numero dei suoi dipendenti, ricorrendo sempre più al subappalto, alla fornitura e posa in opera e ai noli, trasformandosi così da impresa di costruzioni vera e propria a società attenta alla finanza e all’aggiudicazione delle gare, contraendo al massimo i costi di realizzazione”. “Questi lavori”, informano dall’università, “sono stati assegnati dal provveditorato per le Opere pubbliche”.
Sul luogo della tragedia, il rettore Luigi Frati è stato duramente contestato da Ettore Davoli del comitato “No Morti lavoro Roma”: “Questo è un omicidio del potere”, gli ha urlato contro, “assassino, ti devi vergognare: la gente muore sul lavoro e tu continui ad assumere chi vuoi”. E mentre i vigili del fuoco erano impegnati a estrarre il corpo del tunisino dall’escavatore, un mazzo di tulipani rossi è stato lasciato all’ingresso del cantiere: “Noi non ammazziamo nessuno”, era scritto su un biglietto, “voi, tre persone al giorno”, firmato: “No morti lavoro”. Intanto, la notizia era rimbalzata tra gli studenti che manifestavano sulla tangenziale contro la riforma Gelmini. Una marcia indietro e il corteo è tornato sui suoi passi e, alla Sapienza, sulle transenne in legno del cantiere, hanno lasciato fiori, un casco giallo e biglietti: “Oggi è morto un operaio, la colpa è dei padroni”.
Il cda dell’ateneo, il 3 aprile 2007, deliberò la sopraelevazione delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche finanziando la realizzazione del primo stralcio per quasi 4 milioni di euro. Ma, si legge nel verbale, “il consigliere Ivano Simeoni dichiara che voterà contro non essendo convinto del progetto”. Un progetto che, con la firma di Paolo Portoghesi, nel 1992 era stato bocciato dal provveditorato alle Opere pubbliche. Dopo varie contestazioni si trasformò in cantiere. Ma i livelli di sicurezza restano responsabilità delle imprese. La magistratura dirà. “La morte di quest’altro operaio”, dice intanto Cellini, “ripropone una domanda: “Con garanzie sulla sicurezza avremmo potuto salvarlo?” Con forza e convinzione, rispondiamo sì”.