Il futuro dell’istituto Pisacane tra conflitti di simboli ed esclusione delle seconde generazioniMercoledì 24 marzo si terrà un incontro, presso nella sede della Facoltà di Scienze della formazione di via Milazzo 11 B, presso l’Aula Volpi dell’Università di Roma Tre,, e vedrà i seguenti interventi: Francesco Pompeo, Coordinatore dell’Osservatorio “M. G. Favara”, presentazione della campagna “Non uno di meno”, Nunzia Marciano, Dirigente scolastica dell’Istituto Carlo Pisacane, Arturo Salerni, Progetto Diritti ONLUS, Massimiliano Fiorucci, pedagogista dell’Università Roma Tre, i genitori degli alunni della scuola Pisacane, Donatello Santarone, pedagogista dell’Università RomaTre, la Rete G2 – Seconde Generazioni, Claudio Tognonato, sociologo dell’Università RomaTre, Andrea Priori, Osservatorio “M. G. Favara”, Shamim Kabir, editore dei giornali “Janmovumi” e “Probashi”, Imran Uddin Munna, Preside della Bangla Accademy di Torpignattara.
Da più di un anno l’istituto comprensivo Carlo Pisacane a Torpignattara è al centro di una campagna politica e mediatica che evoca la questione della forte presenza di alunni di origine straniera definendola allarmisticamente nei termini di un’emergenza educativa.
L’esperienza pluriennale che l’istituto ha maturato sui terreni dell’accoglienza e dell’intercultura è stata strumentalizzata per disegnare i tratti di una “scuola-ghetto”, abbandonata sulla frontiera dell’ennesima invasione migratoria, con la complicità di un corpo insegnante disinteressato alla conservazione di tratti e simboli dell’identità nazionale; una retorica che, in occasione delle feste natalizie, è giunta fino ad intravedere derive fondamentalistiche dietro la gestione di un presepe.
La messa in scena di quest’emergenza da parte dei media e di alcune forze politiche locali ha contribuito in maniera decisiva alla formulazione di una serie di interventi normativi che hanno infine trovato sbocco nella circolare n. 2 dell’8/1/2010 “Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione di alunni con cittadinanza non italiana”, che, al fine di “favorire l’integrazione” e garantire “effettive condizioni di parità e di generalizzata e piena fruizione del diritto allo studio”, ha stabilito un tetto fisso per la presenza di alunni di origine straniera nelle nostre scuole pari al trenta per cento, prefigurando forme di rifiuto dell’iscrizione o trasferimento coatto per gli alunni in eccesso, contestualmente ipotizzando percorsi d’inserimento speciali per gli alunni stranieri.
La chiusura del cerchio è che, per effetto di questo provvedimento, l’istituto Pisacane all’oggi è destinato alla chiusura, privando in questo modo un territorio della periferia storica romana, teatro di significativi percorsi di inserimento e stabilizzazione dei migranti, di un prezioso presidio educativo e sociale. La scuola Pisacane in questi anni ha costituito un vero e proprio laboratorio su scala nazionale per la formazione di quei nuovi italiani su cui peraltro insistono recenti e importanti proposte di legge che estendono e facilitano l’accesso alla cittadinanza proprio per quei minori stranieri nati in Italia, introducendo il principio del diritto di suolo. Tale esperienza, che avrebbe necessità di essere maggiormente conosciuta, valorizzata e sostenuta, rappresenta già oggi una concreta alternativa al modello delle classi ponte, che segna invece un deciso regresso delle nostre politiche educative.L’Osservatorio sul razzismo e le diversità “M.G. Favara”, impegnato in un’attività pluriennale di ricerca su quel territorio, aderendo all’appello contro la chiusura della scuola Pisacane e alla Campagna di azione e informazione per i diritti di tutti “Non uno di meno”, promuove un’occasione di dibattito che a partire dalla vicenda dell’istituto scolastico di Torpignattara si propone di analizzare le premesse culturali, le prospettive educative le conseguenze sociali della politica delle quote scolastiche.