Meno diritto di mobilità. Meno diritti alle persone deboli. Meno cura per donne e bambini. Roma si sta chiudendo, e prevedibilmente se il suo sindaco svende l’acqua pubblica e taglia servizi, aumenta le tariffe e sfila con chi vuol mettere mano alla legge 194. Cosa c’entra? Il filo conduttore è quello dei diritti, meno per tutti.
In controtendenza, ecco l’apertura di uno “Sportello diritti” al Pigneto. Un luogo di ascolto per le donne vittime di violenza, un aiuto per chi vive – italiano o straniero che sia – in un quartiere preso di mira dalla speculazione immobiliare. Lo dimostra la tenda dei senegalesi, sfrattati due mesi fa dalla famiglia Cristello che medita di allestire l’ennesimo bed and breakfast al posto dell’appartamento affittato da 20 anni.
Tutela legale e consulenza sociale, informazione e orientamento con mediazione linguistica. Da quindici giorni lo Sportello diritti è aperto in via del Pigneto 22, vicino alla Biblioteca comunale martedì e giovedì dalle 15.30 alle 19.30. Il venerdì è il Centro Dalia a gestire l’assistenza e la consulenza legale per le donne (dalle 16 alle 18): maternità, assistenza ai bambini, separazione, violenza e stalking.
“Un progetto pilota – dice il presidente del VI municipio, Giammarco Palmieri – che offre un nuovo servizio a immigrati, donne vittime di violenza, persone che non hanno accesso a consulenza legale. Abbiamo valutato positivamente la proposta dell’associazione Progetto diritti, e utilizzeremo il periodo prima dell’estate per sperimentare questo progetto. Poi valuteremo, una volta ottenuti i primi risultati, quanti cittadini l’hanno utilizzato e magari come migliorarlo”.
Di emergenze sociali ce ne sono, nel VI municipio. Prodotte dal veloce cambiamento sociale, prodotte dalla crisi economica e insieme dall’ansia di speculazione, prodotte anche dalla solitudine delle persone, dalla scarsa consapevolezza dei problemi comuni o particolari. Tra le fragilità, dice l’assessore Antonio Vannisanti, c’è l’invecchiamento della popolazione e una forte presenza di stranieri. “Per sostenere progetti di integrazione avanzati – dice – ci siamo molto impegnati. Ad esempio con la cittadinanza onoraria per le seconde generazioni, già deliberata. Il fatto è che se, se vogliamo sostenere e stabilizzare i servizi esistenti, ripensare gli altri in un’ottica di rete per progettare servizi sempre più mirati e capillari, dobbiamo fare i conti con un quadro difficile di progressivo abbandono dell’amministrazione centrale. Ai tagli del bilancio comunale – che si riflettono su quello municipale, si aggiunge una forbiciata regionale che elimina 30 milioni di euro dai traferimenti tradizionali. Nonostante le difficoltà, però cerchiamo di mantenere il quadro di servizi anche con l’aiuto della rete sociale, che è attiva e allargata, capace di impegnarsi anche in iniziative che gettano il cuore oltre l’ostacolo e sperimentano forme innovative di intervento”. Il nuovo Sportello diritti sembra un passo avanti in questa direzione.
di Ella baffoni da www.unita.it 04.06.2012