Di pochi giorni fa è la notizia, riportata dalle più importanti testate giornalistiche nazionali, dell’indagine avviata nei confronti dell’allora ministro dell’interno Matteo Salvini. Quest’ultimo infatti è stato inserito nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di omissione d’atti di ufficio e sequestro di persona. L’inchiesta si riferisce ai fatti avvenuti in seguito al diniego del permesso di sbarco nel porto di Lampedusa rivolto alla nave Open Arms dal ministero dell’interno. Il suddetto divieto viene emesso a seguito del provvedimento, del 14 Agosto, con cui il T.A.R del Lazio aveva sospeso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, rendendo inefficace il Decreto sicurezza bis, e consentendo di fatto alla nave lo sbarco.
Ed è proprio in questo momento della vicenda e precisamente il 16 di Agosto, che viene presentato l’esposto alla Procura della Repubblica di Agrigento dai rappresentanti di Open Arms, nonché legali di Progetto Diritti, da cui nasce l’indagine su Matteo Salvini.
La missione 65 di Open Arms, a detta dei membri dell’equipaggio “una tra le più difficili e logoranti mai affrontate”, è stata utilizzata come strumento di propaganda da chi avrebbe dovuto rappresentare un’autorità imparziale. La battaglia legale si è protratta per tutta la durata della missione (dal 1 al 20 Agosto), l’equipaggio di Open Arms e i 124 naufraghi si sono dovuti scontrare, non soltanto con i pericoli del mare e le disumane condizioni psicofisiche, ma soprattutto con un governo e una legge ostili.
Il 20 Agosto il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, salito a bordo della nave e constatata l’ormai insostenibile situazione, dispone lo sbarco immediato delle 83 persone a bordo e il sequestro preventivo della nave (poi dissequestrata con provvedimento del GIP di Agrigento in data 29 Agosto), mettendo fine all’agonia di naufraghi ed equipaggio.
Ora il testimone passa alla Dda di Palermo che dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato, poi toccherà al Tribunale dei Ministri di Palermo decidere se rinviare gli atti al Parlamento, con la speranza che a differenza del caso della nave Diciotti, la Camera conceda l’autorizzazione a procedere, dando così la possibilità alla Magistratura di accertare le responsabilità del caso, con l’approfondimento e l’accuratezza che merita una questione tanto grave; infatti il silenzio delle autorità rischia di esacerbare un’ormai endemica situazione di ingiustizia sociale, in cui a farne le spese sono, come spesso accade, i diritti degli ultimi.