La vicenda del tennista Novak Djokovic – fermato dalla polizia di frontiera australiana, brevemente trattenuto presso il Park Hotel di Melbourne, una struttura in cui vengono trattenuti i migranti ritenuti irregolari, poiché privo di vaccinazione e in contrasto con le regole del Paese, ma a cui poi è stato concesso di mantenere il visto per una sentenza del tribunale – ha reso evidente a un ampio pubblico il trattamento cui sono sottoposti rifugiati e richiedenti asilo in Australia, ma anche le maggiori possibilità e le differenze di trattamento che si hanno quando si è una star di fama mondiale.
Mentre Djokovic è riuscito a ottenere l’accesso al sistema giudiziario per far valere i propri diritti, richiedenti asilo e rifugiati vengono sistematicamente respinti o detenuti in condizioni precarie (alcuni anche in centri off shore ospitati su isole remote dell’Oceano Pacifico). È quanto ha fatto notare Felipe Gonzàles Morales, rapporteur per i diritti dei migranti delle Nazioni Unite.
L’Australia infatti è uno dei Paesi che più di altri ha adottato politiche securitarie e violente nei confronti dei migranti ed è stata spesso citata dalle istituzioni internazionali per le violazioni nei confronti dei richiedenti asilo. Per capire le condizioni cui sono sottoposti i migranti, basta ascoltare la testimonianza di Mehdi Ali, un giovane iraniano trattenuto da quando aveva 15 anni – ne ha compiuti 24 poco fa – nello stesso hotel del campione serbo.
Rifugiati e richiedenti asilo vengono privati dei diritti umani basilari (dalla libertà personale all’accesso alle cure, all’assistenza psicologica) senza sapere quando e se verranno mai liberati da quella condizione.
Fonte: Open Migration