Il naufragio dei bambini, così come ormai tutto il mondo ricorda il naufragio dell’11 ottobre del 2013 a largo di Lampedusa, è una delle più gravi tragedie occorse nel Mediterraneo negli ultimi anni e nel contempo una delle più emblematiche delle responsabilità delle politiche migratorie europee.
Sul peschereccio viaggiavano 480 siriani. 268 persone hanno perso la vita, fra cui almeno 60 bambini. La vicenda è stata ricostruita approfonditamente dalle inchieste realizzate da Fabrizio Gatti per L’Epresso. La Nave Libra, simbolo della Marina Militare Italiana, non rispose alle continue e disperate richieste di soccorso inviate dai naufraghi e, via radio, dall’equipaggio di un aereo militare maltese. Dopo 5 ore di inutile attesa il barcone carico di migranti affondò, nonostante la Libra si trovasse a meno di un’ora di navigazione. La comandante della nave della Marina, Catia Pellegrino, insieme all’ammiraglio Filippo Maria Foffi, ai tenenti di vascello Clarissa Torturro e Antonio Miniero, sono indagati in un procedimento ereditato dalla Procura di Roma e precedentemente in capo alla Procura di Agrigento, con l’accusa di omicidio con dolo eventuale.
Mercoledì 13 settembre il Gip di Roma, Giovanni Giorgianni, è invece chiamato a decidere in merito all’archiviazione delle accuse contro la comandante Pellegrino, i due capitani di fregata Nicola Giannotta e Luca Licciardi, e a Leopoldo Manna, capo della centrale operativa della Guardia Costiera. Per tutti loro, indagati per omissione di soccorso in un secondo procedimento, il procuratore Giuseppe Pignatone aveva chiesto l’archiviazione. I familiari delle persone decedute nel naufragio sono assistiti dagli avvocati di Progetto Diritti Arturo Salerni e Mario Angelelli, e dall’avvocata Alessandra Ballerini. Ma i magistrati non hanno ascoltato le testimonianze dei sopravvissuti né chiesto all’autorità maltese i rapporti sul naufragio.
Nel frattempo, sempre l’inchiesta dell’Espresso, ha raccolto la testimonianza delle Armed Forces of Malta che ci restituisce una storia molto diversa da quella raccontata dagli ufficiali italiani e si unisce agli audio delle comunicazioni fra i naufraghi e la Guardia Costiera e fra questa e gli ufficiali Maltesi. Alla luce di tutti questi gravi elementi, affermiamo con forza l’urgenza di respingere l’archiviazione delle indagini e aprire un processo perché tutti i testimoni possano essere ascoltati e gli atti acquisiti e si possano chiaramente affermare le responsabilità di una strage ampiamente prevedibile.