Manifesto: Roma e Milano contro il tetto «straniero», Il Manifesto

Cinzia Gubbini
Anche su una delle più profonde novità in ambito scolastico volute dal governo – il «tetto» del 30% di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole – a quanto pare l’ultima parola spetta ai giudici. Sono partite in questi giorni, infatti, due azioni legali volte a sventare l’attacco alle scuole pubbliche che da anni fanno, senza scalpore, lavoro di integrazione. A Roma proprio ieri è stato notificato al ministero dell’Istruzione e all’ufficio scolastico regionale il ricorso che alcuni genitori della scuola Pisacane di Torpignattara, insieme all’associazione Progetto Diritti, hanno presentato al Tar.

Stesso obiettivo, ma con diversa strategia a Milano: qui due donne, una rumena e una egiziana, hanno presentato un ricorso davanti al giudice ordinario per discriminazione nei confronti delle loro figlie, insieme all’associazione studi giuridici sull’Immigrazione e a Avvocati per niente. L’udienza è stata fissata per il 9 aprile, e pochi giorni dopo ci sarà la sentenza che probabilmente arriverà prima di quella di Roma. Il metodo si è dimostrato finora vincente: moltissime le delibere dei Comuni del nord sospese perché considerate discriminatorie. «In questo caso – spiega l’avvocato Alberto Guariso che ha curato il ricorso milanese – ci sembra che venga violata l’assoluta parità di condizioni e modalità di partecipazione alla scuola garantite dalla legge a italiani e stranieri».
Entrambe le cause, comunque vada, avranno una ricaduta nazionale impugnando una circolare ministeriale. Diversa però la situazione nelle due città.. Se a Milano sono 50 le scuole che hanno dovuto chiedere una deroga, a Roma tutto tace. Non si hanno notizie di scuole che non riusciranno a formare le prime classi. Ad eccezione della scuola Pisacane. La cosa è significativa: l’elementare di Tor Pignattara non è certo l’unica ad avere un’altissima concentrazione di bambini di origine straniera. I dati ovviamente rispecchiano un territorio ad altissima (e vecchissima) concentrazione di migranti, tra l’altro caratterizzata da una forte incidenza degli asiatici. Su 41 iscritti solo tre sono italiani. Dei 38 bambini con cittadinanza non italiana, però, ben 27 sono nati in Italia. Ma se per tutte le altre scuole di Roma chi non è nato in Italia verrà – con ogni probabilità – contato fuori dal tetto, questa strada pare sia preclusa alla Pisacane. Insomma sembra che nei confronti di questa scuola – caso politico cavalcato da anni dalla destra capitolina – ci sia un intento punitivo. «Il nostro ricorso si basa su diversi articoli di legge e convenzioni internazionali – spiega l’avvocato della causa romana, Arturo Salerni – e mira a fermare un atto amministrativo che rischia di creare un disagio assoluto alle famiglie e ai bambini, di far chiudere le scuole, intervenendo peraltro in modo indebito nell’autonomia scolastica». «Sostenere questo ricorso è doveroso – ha detto Cecilia Bartoli, che lavora per l’associazione Asinitas nella scuola dell’infanzia della Pisacane – per chiunque abbia un minimo senso pedagogico: si stanno trasformando in stranieri bambini che non sono e non si considerano tali. La verità è che la destra non sopporta che in questa scuola siano stati messi in atto progetti di condivisione». ROMA
Anche su una delle più profonde novità in ambito scolastico volute dal governo – il «tetto» del 30% di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole – a quanto pare l’ultima parola spetta ai giudici. Sono partite in questi giorni, infatti, due azioni legali volte a sventare l’attacco alle scuole pubbliche che da anni fanno, senza scalpore, lavoro di integrazione. A Roma proprio ieri è stato notificato al ministero dell’Istruzione e all’ufficio scolastico regionale il ricorso che alcuni genitori della scuola Pisacane di Torpignattara, insieme all’associazione Progetto Diritti, hanno presentato al Tar. Stesso obiettivo, ma con diversa strategia a Milano: qui due donne, una rumena e una egiziana, hanno presentato un ricorso davanti al giudice ordinario per discriminazione nei confronti delle loro figlie, insieme all’associazione studi giuridici sull’Immigrazione e a Avvocati per niente. L’udienza è stata fissata per il 9 aprile, e pochi giorni dopo ci sarà la sentenza che probabilmente arriverà prima di quella di Roma. Il metodo si è dimostrato finora vincente: moltissime le delibere dei Comuni del nord sospese perché considerate discriminatorie. «In questo caso – spiega l’avvocato Alberto Guariso che ha curato il ricorso milanese – ci sembra che venga violata l’assoluta parità di condizioni e modalità di partecipazione alla scuola garantite dalla legge a italiani e stranieri».
Entrambe le cause, comunque vada, avranno una ricaduta nazionale impugnando una circolare ministeriale. Diversa però la situazione nelle due città.. Se a Milano sono 50 le scuole che hanno dovuto chiedere una deroga, a Roma tutto tace. Non si hanno notizie di scuole che non riusciranno a formare le prime classi. Ad eccezione della scuola Pisacane. La cosa è significativa: l’elementare di Tor Pignattara non è certo l’unica ad avere un’altissima concentrazione di bambini di origine straniera. I dati ovviamente rispecchiano un territorio ad altissima (e vecchissima) concentrazione di migranti, tra l’altro caratterizzata da una forte incidenza degli asiatici. Su 41 iscritti solo tre sono italiani. Dei 38 bambini con cittadinanza non italiana, però, ben 27 sono nati in Italia. Ma se per tutte le altre scuole di Roma chi non è nato in Italia verrà – con ogni probabilità – contato fuori dal tetto, questa strada pare sia preclusa alla Pisacane. Insomma sembra che nei confronti di questa scuola – caso politico cavalcato da anni dalla destra capitolina – ci sia un intento punitivo. «Il nostro ricorso si basa su diversi articoli di legge e convenzioni internazionali – spiega l’avvocato della causa romana, Arturo Salerni – e mira a fermare un atto amministrativo che rischia di creare un disagio assoluto alle famiglie e ai bambini, di far chiudere le scuole, intervenendo peraltro in modo indebito nell’autonomia scolastica». «Sostenere questo ricorso è doveroso – ha detto Cecilia Bartoli, che lavora per l’associazione Asinitas nella scuola dell’infanzia della Pisacane – per chiunque abbia un minimo senso pedagogico: si stanno trasformando in stranieri bambini che non sono e non si considerano tali. La verità è che la destra non sopporta che in questa scuola siano stati messi in atto progetti di condivisione».