La strage dei bambini, il naufragio dell’11.10.2013
Ammessa la costituzione di parte civile dei parenti delle vittime.
La Procura della Repubblica e gli avvocati di parte civile chiedono il processo.
Verità e giustizia per i nuovi desaparesidos.
All’udienza di oggi, 9 luglio 2019, il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Roma, Dottoressa Nicotra, ha accolto le richieste dei familiari delle vittime del naufragio di costituirsi parte civile nei confronti di Luca Licciardi, comandante della centrale operativa della squadra navale della Marina, e del responsabile della sala operativa della Guardia Costiera, Leopoldo Manna, imputati di omissione d’atti d’ufficio e per l’omicidio colposo di oltre duecentosessanta persone ed almeno sessanta bambini.
All’udienza si è giunti nonostante una richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica a seguito dell’imputazione coattiva ordinata dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, che ha confermato uno sconcertante quadro fatto di rimpalli continui di responsabilità, di incomprensibili indugi nel disporre i soccorsi e di ingiunzioni spregiudicate alla nave della Marina Italiana di allontanarsi dalla zona per lasciare intervenire le motovedette maltesi, oggetto di un inchiesta coraggiosa ed approfondita condotta dal giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti.
Dal peschereccio che viaggiava con circa quattrocento siriani a bordo, e che era stato mitragliato da una motovedetta libica, partirono diverse disperate richieste di soccorso verso la Guardia Costiera italiana. Testimonianze audio evidenziano, sin dalla prima telefonata delle 12.20 di quell’11 ottobre, lo stato di grave pericolo in cui versava l’imbarcazione. La nave Libra della Marina Militare si trovava a circa venti miglia dal peschereccio carico di migranti, ma essa non intervenne neanche quando (erano già le 16.22) il coordinamento maltese, parlando di un’imbarcazione sovraccarica e instabile, configurava una situazione di pericolo conclamato. Intervenne solo intorno alle ore 18, sei ore dopo le prime richieste di aiuto da parte dei naufraghi; è troppo tardi e purtroppo si verifica una strage.
“È evidente – dichiarava il gip nell’ordinanza del novembre 2017 – come un ordine immediato di procedere alla massima velocità in direzione del barcone di migranti (come quello che ha fatto immediato seguito alla notizia del capovolgimento dello stesso) emessa subito dopo il fax delle 16.22 avrebbe permesso a Libra di giungere sul punto in cui si trovava il barcone anche prima del ribaltamento o, in ogni caso, in un momento che avrebbe consentito di contenere quanto più possibile le devastanti conseguenze”.
All’udienza di oggi i pubblici ministeri e gli avvocati delle parti civili, Arturo Salerni (nella foto con Yousef Wahid padre di quattro bambine scomparse nel naufragio in visita da Papa Bergoglio lo scorso mese di aprile), Mario Angelelli e Gaetano Pasqualino, di Progetto Diritti, Alessandra Ballerini, Stefano Greco, Dario Belluccio ed Emiliano Bensi hanno chiesto disporsi il giudizio.
I difensori degli imputati, che hanno invano tentato di impedire l’ingresso dei familiari nel procedimento, prenderanno la parola alla prossima udienza del 16 settembre, data nella quale il G.U.P. deciderà se disporre il processo davanti al Tribunale di Roma.
Progetto Diritti si è battuta per impedire l’archiviazione e per far entrare i familiari delle vittime nel procedimento ed ora si impegna, unitamente al Comitato Verità e Giustizia pe ri nuovi desaparecidos, a far sì che si faccia piena luce sulla vicenda e sulle responsabilità della morte di oltre 260 persone, di cui sessanta bambini, avvenuta davanti alle nostre coste nell’ottobre di quattro anni fa.