Ecco cosa distingue un immigrato che sta in Italia, da chi risiede nel resto d’Europa. È quanto emerge dall’Immigrant Citizens Survey (ICS), prima indagine transnazionale sui livelli d’integrazione in sette Paesi Ue. Raccolte le opinioni di 7.743 cittadini extracomunitari residenti in Belgio (Anversa, Bruxelles, Liegi), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino e Stoccarda), Ungheria (Budapest), Italia (Milano e Napoli), Portogallo (Faro, Lisbona e Setubal) e Spagna (Barcellona e Madrid)
di VLADIMIRO POLCHI
ROMA – Ha difficoltà a trovare lavoro e a imparare la lingua, ma vuole partecipare alla vita politica e sociale del Paese in cui vive. Ecco cosa distingue un immigrato che sta in Italia, da chi risiede nel resto d’Europa. Un dato per tutti: l’80% degli “stranieri d’Italia” reclama l’estensione del diritto di voto. Un desiderio accomuna però la maggioranza dei migranti d’Europa (tre su quattro): diventare cittadini del Paese di residenza. È quanto emerge dall’Immigrant Citizens Survey (ICS), prima indagine transnazionale sui livelli d’integrazione in sette Paesi Ue. Un sondaggio internazionale. Lo studio ha raccolto le opinioni di 7.743 cittadini extracomunitari residenti nei seguenti Stati: Belgio (Anversa, Bruxelles, Liegi), Francia (Lione e Parigi), Germania (Berlino e Stoccarda), Ungheria (Budapest), Italia (Milano e Napoli), Portogallo (Faro, Lisbona e Setubal) e Spagna (Barcellona e Madrid). ICS è dunque la prima indagine transnazionale, effettuata da ottobre 2011 a gennaio 2012, per valutare in che modo gli immigrati vivono l’integrazione in 15 diverse città. In l’Italia, lo studio è stato condotto dalla Fondazione Ismu. Vediamo i risultati.Come sono arrivati in Italia? Una buona parte d’immigrati a Napoli e Milano racconta di essere arrivata senza documenti (come anche quelli di Barcellona e Madrid), mentre nel resto d’Europa la maggioranza degli intervistati dichiara di essersi avvalsa del ricongiungimento familiare. In Italia oltre la metà dei migranti afferma che vivere assieme alla famiglia li aiuta a sentirsi più coinvolti nella comunità locale. Il lavoro. Mentre nel resto d’Europa più della metà degli immigrati dichiara di lavorare per imprese private, Napoli risulta in controtendenza: qui più della metà risponde di essere impiegata come persona di servizio o domestica (a Milano la quota scende a un quarto). I Paesi in cui è più difficile trovare lavoro sono il Portogallo e l’Italia (hanno avuto difficoltà dal 70 all’80% degli intervistati). Napoli e Milano sono inoltre le città europee in cui gli immigrati si sentono più sovraqualificati rispetto al lavoro che svolgono (agli ultimi posti troviamo Berlino, Liegi e Stoccarda). Non è un caso se in Italia sono pochissimi (meno del 10%) i migranti che hanno chiesto il riconoscimento delle proprie qualifiche professionali. La lingua. Il 60-70% degli immigrati di Italia, Portogallo e Francia ha difficoltà a imparare la lingua del posto. Il motivo principale è la mancanza di tempo nel 50% degli intervistati in Italia e la poca motivazione nel 32%. La partecipazione politica. In Italia una percentuale compresa tra il 70 e l’80% è disposta a votare. La percentuale più alta di chi pensa che sarebbero necessari più parlamentari con un background d’immigrazione si trova a Milano (quasi il 90%), seguita da Berlino e Napoli. L’Italia presenta inoltre le più alte percentuali di partecipazione tra gli immigrati alla vita civica dopo il Belgio: a Milano il 14,6% è iscritto al sindacato (contro il 5,5% della popolazione locale); a Napoli il 3,2% dice di essere iscritto a un partito politico (in linea con la media nazionale che è del 3,7%). Ed è Napoli la città europea dove gli immigrati hanno una maggiore conoscenza (più dell’80%) delle organizzazioni di immigrati. I soddisfatti. Gli immigrati, su una scala da 0 a 10, hanno espresso il grado di soddisfazione in merito alla loro vita quotidiana. Quelli che vivono a Milano sono soddisfatti della loro vita quanto la popolazione locale (6.5), a Napoli il valore scende a meno di 6. A Milano si ritengono più soddisfatti del proprio lavoro (più di 7) e molto ottimisti sulla propria salute (quasi 8).