Durante il 2021 almeno 1.864 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo. Più delle 1.448 del 2020, mentre erano state 1.885 del 2019.
“La rotta più mortifera è ancora quella centrale con 1.506 vite perse. Quel tratto di mare segna un altro triste record. Le catture di migranti in fuga dalla Libia da parte della sedicente «guardia costiera» di Tripoli sono state 32.425 fino a Natale. Quasi il triplo delle 11.891 dello scorso anno” scrive il giornalista Giansandro Merli su Il Manifesto. L’approccio emergenziale alle migrazioni – seppur di emergenza non si tratta, dati i numeri effettivi – continua a oscurare un dato fondamentale, ossia i problemi strutturali inerenti alla mobilità internazionale preclusa a chi proviene soprattutto da Paesi in via di sviluppo e il finanziamento da parte dell’Italia e dell’Ue ai centri di detenzione e alle milizie libiche.
In aggiunta, il diritto di asilo è sempre sotto attacco, come sottolinea la giornalista Eleonora Camilli su Redattore Sociale: “sono passati sotto silenzio anche alcuni attacchi al diritto d’asilo all’interno degli Stati europei per gestire i flussi alle frontiere [..]. La commissione Ue per risolvere la situazione [dei flussi migratori provenienti dalla Bielorussia] ha elaborato una proposta straordinaria di sei mesi che prevede la sospensione di alcune regole sull’asilo per i tre paesi di confine: Polonia, Lettonia e Lituania”
Fonte: Open Migration