di Donatella Stasio – Il Sole 24 Ore
Mille euro di risarcimento danni per aver tenuto un detenuto due mesi e mezzo in una cella sovraffollata. È la condanna inflitta ieri all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo: il nostro governo ha violato l’articolo 3 della Convenzione, quello che vieta “trattamenti inumani e degradanti” e, per la prima volta, è stato sanzionato a causa della “mancanza di spazio” in cui costringe a far vivere gli “ospiti” delle patrie galere.
Una condanna tanto più grave per le ricadute economiche che potrebbe determinare, considerato l’attuale sovraffollamento. Ieri i detenuti avevano toccato quota 65mila (rispetto a una capienza di 43mila posti regolamentari) e continuano a crescere al ritmo di 1.000 e più al mese. La sentenza della Corte di Strasburgo potrebbe aprire la strada a migliaia di ricorsi e a decine di milioni di euro di risarcimenti.
La pronuncia nasce dal ricorso di un cittadino della Bosnia Erzegovina, Izet Sulejmanovic, condannato nel 2003, per vari furti, a 1 anno, 9 mesi e 5 giorni di prigione, scontati a Rebibbia. Non erano anni di sovraffollamento galoppante, ma all’epoca, nel carcere romano c’erano circa 1.500 detenuti su 1.271 posti regolamentari. Izet finisce in un cellone di 16,20 mq che, per due mesi e mezzo e per venti ore al giorno, divide con altre cinque persone. Ognuno ha a disposizione 2,70 mq di spazio. Ben al di sotto dei 7 mq stabiliti dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e oggettivamente tale, dice la Corte, da rappresenta “in sé” un “trattamento inumano o degradante”, a prescindere da altri aspetti della carcerazione.
Izet aveva chiesto 15mila euro di risarcimento, i giudici gliene hanno riconosciuti 1.000. Ma la sentenza (approvata col dissenso del giudice italiano Vladimiro Zagrebelsky) è un campanello d’allarme che preoccupa il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Come ricorda la Corte, infatti, l’articolo 3 della Convenzione “consacra uno dei valori fondamentali delle società democratiche”; la sua violazione è quindi considerata una vergogna per gli Stati che incappano in una condanna.
Nelle attuali condizioni di sovraffollamento, la stragrande maggioranza dei detenuti potrebbe essere tentata di imboccare la strada di Strasburgo per denunciare il “danno morale” subito e se la Corte dovesse confermare l’orientamento di ieri, l’Italia, oltre alla vergogna di essere recidiva, rischia di pagare decine, forse centinaia di milioni di euro.