Il secondo racconto che abbiamo deciso di proporvi è se possibile ancora più “mostruoso” del precedente, perciò tenetevi forte. I protagonisti della nostra seconda storia sono una madre e i suoi due figli, una delle nostre operatrici e il come sempre encomiabile apparato statale nostrano.
La signora A è una cittadina eritrea, titolare di status di rifugiata, arrivata in Italia alla fine degli anni 90, si rivolge al nostro sportello circa un anno fa, ha bisogno infatti di qualcuno che la aiuti a sbrogliare l’intricata matassa delle pratiche per la richiesta dei visti, i richiedenti sono i figli della signora A. I due qualche mese prima avevano presentato l’istanza per il rilascio del visto presso l’ambasciata italiana in Etiopia ad Addis Abeba e avendo nel tempo prodotto tutta la documentazione richiesta, tra le altre cose sottoponendosi anche all’esame del DNA, erano in attesa dell’esito positivo della faccenda. Lieto fine che tardando ad arrivare ha portato appunto la signora a rivolgersi al nostro sportello. La nostra operatrice dapprima si è rivolta come di consueto, in queste circostanze all’autorità consolare da cui è venuta a conoscenza dell’avvenuta revoca del nullaosta da parte dello Sportello Unico per l’Immigrazione di Roma. Da questo momento inizia uno scarica barile tra i vari uffici amministrativi, lo Sportello infatti sostiene che la revoca non può essere partita dai suoi uffici in quanto fuori dalla sua competenza e invita la nostra operatrice a rivolgersi all’ Ufficio Relazioni con il Pubblico del Ministero degli Esteri. Si tratta probabilmente di una falla nel sistema in quanto sembra impossibile risalire all’ ufficio che ha emesso la revoca del nullaosta.
I due minori sono ad Addis Abbeba in attesa che la situazione si sblocchi, il tutto è reso ancora più drammatico dall’ imminente scadenza del permesso di soggiorno per rimanere in Etiopia, che scadrà nei primi mesi del 2020 cosicchè i due saranno costretti a tornare in Eritrea, terra da anni falcidiata da conflitti intestini, da cui sarà molto più arduo trovare il modo di partire. Ci auguriamo che il cortocircuito burocratico trovi al più presto una risoluzione e che i due ragazzi possano come è in loro diritto ricongiungersi con la madre.