Bracciante indiano sfruttato in azienda agricola a Latina: aperto il processo

Si è è aperto ieri, 4 luglio 2018, a Latina il processo a carico dei responsabili dell’azienda agricola “Di Bonito”, sita a Borgo Sabotino, accusati di sfruttamento del lavoro nei confronti di un bracciante di origine indiana impiegato dal 2009 al 2017. Sfruttamento lavorativo, retribuzioni difformi da quanto previsto dai contratti collettivi di settore e comunque gravemente sproporzionate rispetto alla quantità di lavoro svolto, nessun riposo settimanale e rispetto dell’orario di lavoro.

Balbir, questo il nome del bracciante, oggi difeso dal presidente di Progetto Diritti Mario Angelelli, viveva letteralmente segregato in una roulotte senza luce, acqua e gas. Spesso dormiva nella stalla e si lavava con l’acqua con la quale lavava le mucche. Mangiava gli avanzi buttati nel cassonetto dal padrone, il quale gli aveva sequestrato i documenti per non farlo andare via. Lo racconta il giornalista e sociologo Marco Omizzolo, in prima linea nella denuncia allo sfruttamento e al caporalato, che ha raccolto la coraggiosa richiesta di aiuto del bracciante. In seguito alla denuncia presentata al Comando Provinciale dei Carabinieri di Latina, Balbir è stato salvato da un’esistenza fatta di povertà assoluta, vessazioni e umiliazioni. Per il suo coraggio è stato premiato con il permesso di soggiorno per motivi di giustizia.

L’udienza è stata rinviata al 12 giugno 2019.

Il Comune di Latina si costituirà parte civile e altrettanto farà l’associazione Progetto Diritti. Vogliamo essere presenti in quella che reputiamo una battaglia di civiltà contro la barbarie della pratica dello sfruttamento così diffusa peraltro nel territorio dell’Agri-Pontino. Perché bisogna sostenere il riscatto di Balbir e di tutti gli sfruttati e le sfruttate e al coraggio della sua denuncia rispondere con un percorso di giustizia esemplare per ribadire la centralità della dignità umana e dei diritti dei lavoratori.

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