Un’ingiustizia si consuma sulla pelle dei lavoratori migranti: l’esproprio forzato dei contributi pagati lungo anni di lavoro, senza che ciò si traduca nel riconoscimento di una pensione. I lavoratori stranieri presenti in Italia contribuiscono alle entrate dell’Inps versando i contributi ma difficilmente riescono a raggiungere la pensione perché spesso fanno ritorno nel paese di origine prima di aver raggiunto l’età o l’ammontare dei versamenti previsti dalla legge.
Ora che, stando alle dichiarazioni univoche del presidente dell’Inps, del ministro del lavoro e del presidente del consiglio, si ipotizza per la generalità dei residenti la possibilità di fruire di un “pensionamento flessibile” (vale a dire la facoltà di andare in pensione anticipatamente, seppure con una penalizzazione rispetto all’ammontare della pensione maturata), chiediamo che una facoltà analoga venga prevista, con gli opportuni adattamenti, anche in favore dei lavoratori migranti che decidono di ritirarsi dal mercato del lavoro italiano. Più in generale chiediamo una maggiore attenzione da parte delle politiche pubbliche alla questione del cosiddetto “ritorno dei migranti” nei paesi d’origine.
L’associazione Progetto Diritti e l’associazione Roma-Dakar hanno predisposto un documento di riflessione e di invito al dibattito rivolto a tutti gli attori della società civile, alle organizzazioni di tutela dei migranti, ai sindacati, alle forze politiche, alle comunità di stranieri presenti in Italia.
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