di HEVI DILARA
Sono passati tre giorni dall’assassinio di tre attiviste di pace a Parigi, che ha scosso profondamente il popolo kurdo. Da tre giorni sono state dette, si dicono e ancora si diranno tante cose.
Mentre scrivo queste righe mi passano davanti agli occhi i sorrisi di Fidan. In questi giorni il suo ricordo tante volte mi ha bloccato il fiato e le lacrime sono scese fin dentro al mio cuore, perché Fidan era una ragazza solare, lottava per i diritti del suo popolo. La sua era una lotta pacifica, indirizzata anche alle istituzioni europee. Proprio, per questo il Presidente francese, sig. Hollande e il Ministro degli Interni, sig. Valls dicevano di conoscerla bene e di averla incontrata spesso, perché sapevano che lei era alla ricerca della pace, della giustizia e dei diritti per il suo popolo, sempre.
Il nostro Primo ministro, il sig. Erdogan, si domanda come mai, e si aspetta spiegazioni dal Presidente Hollande sul perché abbia incontrato Fidan. Io dico al Primo Ministro Sig. Erdogan che se a casa propria non si riconoscono i diritti di 25 milioni di cittadini è normale che questi fuggano via e vadano alla ricerca dei propri diritti altrove; è normale che incontrino i diversi ministri di tutti i paesi democratici del mondo. Da tre giorni è come se il mio cuore battesse in un mare di dolore, cerco di reprimere questa tempesta di dolore, ma se ora non dicessi quello che penso, e se non parlassi del feroce massacro che hanno subito tre donne indifese ed innocenti, dovrei tacere per sempre.
Piango, insieme al mio popolo, la perdita di queste tre valorose donne. Però vorrei condividere con voi l’aspetto politico di questo assassinio. Per tre-quattro giorni sono state fatte circolare molte teorie di complotto. Appena avvenuto questo assassinio sembra che da diverse parti sia stato pigiato un pulsante e si sia cominciato a parlare. Da un lato la comunità di Fetullah Gulen (islamisti) e dall’altro i portavoce del partito di governo AK, i mass media che li appoggiano e una parte della stampa occidentale (francese ed italiana) che sostengono che “è una faida interna” per creare confusione e confondere la verità. Coloro che hanno detto che si tratta di una faida interna in realtà si sono svelati da sé. Così sappiamo chi sono coloro che non vogliono dire la verità. Chi voleva invece la fratellanza pacifica fra i popoli circa questo assassinio dice che è un sabotaggio del nuovo percorso di dialogo. Chi è di questa opinione ha detto che non si deve arrestare questo percorso. Si deve fare di tutto per svelare l’intento delle forze che hanno perpetrato questo orribile crimine. Però purtroppo ancora non abbiamo prove certe che ci portino alla verità. Prima bisogna scoprire che cosa sia successo, su queste basi poi si potrà prendere una posizione netta. Per esempio, come mai le autorità francesi che conoscevano da vicino queste donne, non sono riuscite ad impedirlo? Anche perché tutte le organizzazioni kurde sono tenute sotto costante vigilanza. Proprio per questo loro per prime hanno il dovere di scoprire che cosa sia successo.
Personalmente ho apprezzato molto le dichiarazioni di condanna e di ricerca della verità da parte del Presidente Hollande e del suo Ministro dell’Interno. Questo dimostra la loro serietà e autentica democrazia. Come si può riscontrare leggendo sulla stampa kurda e ascoltando la voce del popolo kurdo, siamo in attesa, fiduciosi, che la Francia saprà fornire delle spiegazioni.
Non possiamo scollegare l’attenzione che la Francia ripone sul movimento kurdo da quelli che sono gli ultimi sviluppi in corso nel Medioriente, nello specifico in Siria. Ma, credo che quanto sia accaduto a Parigi riguardi ben altro. C’è forse qualcuno che vuole mettere in difficoltà il governo di Hollande? A Parigi forse qualcuno ha voluto avviare una guerra contro i kurdi? Queste due cose mi fanno pensare che ci sia qualcos’altro e qualcun altro dietro tutto ciò.
L’opinione pubblica kurda ritiene che dietro a questi assassini ci sia la gladio turca. Il partito AK e i suoi servitori cercano di far ricadere tutto sul movimento kurdo, tanti kurdi pensano che questi assassinii siano legati al dialogo appena avviatosi con il leader kurdo Ocalan ad Imrali.
In realtà ci sono due risposte ben precise alla domanda su chi abbia perpetrato questo assassinio. La prima è il sabotaggio di questa nuova fase di dialogo e negoziato con Imrali. La seconda ci fa pensare che in realtà non c’è nessun negoziato vero, ma l’intenzione di annientare ogni istanza del popolo kurdo per i diritti, la democrazia e la pace. Entrambe le risposte sono per me plausibili, finché non si farà luce su quanto sia successo a Parigi. Nonostante l’AKP dica che questa sia una faida interna, non credo che loro siano dietro a questo assassinio, dato che una cosa del genere avrà molto peso sul futuro del partito del Premier, visto i voti che i kurdi comunque possono portargli.
Hanno pensato che un tale assassinio possa annientare la volontà del popolo kurdo. Da trent’anni c’è in atto una guerra non riconosciuta contro il popolo e il movimento kurdo, neanche questi atti criminali possono indebolire la lotta del popolo kurdo per i propri diritti. Infatti, a Parigi per commemorare queste tre donne si sono radunate decine di migliaia di kurdi, da tutte le parti del Kurdistan, da tutta Europa. Sappiamo che si dovrà aspettare ancora un po’ per arrivare alla verità. Bisogna anche cercare di capire, al di là dell’AKP e del governo turco, chi abbia le mani insanguinate da questo assassinio e che cosa aveva in mente, che cosa vuole. E anche per questo ci sono delle risposte possibili. I nuovi equilibri che si stanno sviluppando in Medioriente possono dare fastidio a qualcuno. Si è pensato di poterli sabotare, di iniziare a minare ogni nuovo possibile equilibrio. È proprio per questo che si tenta di ostacolare ogni probabile soluzione. Un dialogo kurdo-turco creerebbe un nuovo equilibrio nel Medioriente, una fratellanza. E il riconoscimento dell’identità kurda da parte della Turchia darebbe vita a una nuova sinergia. Questo fatto potrebbe infastidire qualche forza sia al livello regionale che mondiale. Per esempio, un tale nuovo equilibrio ad Iran e Russia non converrebbe. Mentre, sul fronte interno chi non vuole un cambiamento del paradigma dello stato-nazione va ugualmente tenuto in considerazione. Una soluzione della questione kurda in Turchia creerebbe uno squilibrio dentro la politica interna e fra le forze che guidano lo stato.
La questione kurda e il Kurdistan costituiscono un problema molto complesso, è per questa ragione che crediamo che questo assassinio di Parigi abbia bisogno di essere svelato. Tre donne simbolo della pace sono state le Giovanna d’Arco del popolo kurdo. L’esecuzione con cui sono state uccise rappresenta un vero assassinio contro l’umanità.