“Il blocco navale di fatto è un’operazione di guerra, che nasce da un’ostilità nei confronti di un altro Paese”. Così l’avvocato Arturo Salerni, presidente di CILD (Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili) e membro di Progetto Diritti, ha commentato all’Ansa la questione del blocco navale proposto da Giorgia Meloni. Inoltre, andrebbe chiarita la sua “operatività, perché è da comprendere dove dovrebbe essere piazzato e con riferimento a quale luogo di provenienza delle imbarcazioni”.
“O il bombardamento o il respingimento”
Ma in cosa consisterebbe? Viene intercettata un’imbarcazione: cosa si opererebbe? “O un atto ostile, nel senso di bombardare l’imbarcazione, ma mi sembra una operazione non solo non realizzabile, ma palesemente illegale e illegittima, oltre che criminale. O il respingimento verso il Paese di provenienza delle persone che stanno scappando. Io penso al caso della Libia- ha proseguito l’avvocato Salerni- perché sostanzialmente il grande flusso migratorio per mare avviene attraverso il Mediterraneo centrale e la Libia. Significherebbe respingere quelle persone che fuggono da un Paese nel quale sono negati i diritti fondamentali, verso quello stesso Paese. Ed è una palese violazione del diritto internazionale umanitario e della Convenzione di Ginevra. Spero che a questa propaganda non segua un ulteriore imbarbarimento di una situazione che è già difficile, perché a oggi, nei confronti della Libia, nulla è chiaro”.
“C’è il problema della collaborazione del nostro Paese con la Libia”
Il presidente di CILD ha poi ricordato gli accordi “che sono stati rivotati ultimamente dalle Camere con la Guardia costiera libica per mantenere una zona SAR, cioè di recupero e salvataggio. La SAR- ha spiegato- dovrebbe essere gestita da una inesistente Guardia costiera libica, che altro non è che una serie di miliziani che riportano nel Paese colori che scappano. E già vi è un problema della collaborazione del nostro Paese e dell’Unione europea con la Libia. Un ulteriore salto che prevedesse addirittura il generalizzato respingimento di coloro che scappano da quel Paese si pone in contrasto con una serie già enorme di pronunzie della Corte europea dei diritti dell’uomo, cioè dell’organismo giurisdizionale del Consiglio di Europa. E credo anche che andrebbe a cozzare con il diritto comunitario oltre che con tante nostre disposizioni”.
Il processo Open Arms
” Consideriamo- ha aggiunto- che abbiamo un processo a Palermo con rifermento alla questione dei porti chiusi in cui è imputato il ministro dell’Interno del 2018-19 per la mancata concessione della possibilità di sbarcare in un porto sicuro a 200 naufraghi che erano stati recuperati dalla nave Open Arms. C’è il dibattimento in corso, non sappiamo quale sarà l’esito delle vicende giudiziarie, ma è evidente che siamo su un terreno che definire ‘spinoso’ è usare un termine annacquato. Siamo di fronte- ha concluso- a un salto di qualità non compatibile con le Convenzioni che l’Italia sottoscrive e con le previsioni della nostra Carta costituzionale”.