Il 3 maggio, a seguito di una sentenza della Corte Suprema Argentina, il lungo e faticoso cammino di verità e giustizia del popolo dell’Argentina e di tutte le organizzazioni che lottano per i diritti umani, ha subito una grave battuta d’arresto.
La Corte si è espressa su un caso puntuale, quello di Luis Muiña, condannato nel 2011 a 13 anni di carcere per aver sequestrato e torturato 5 lavoratori dell’ospedale Posadas, e per essere stato a sua volta sotto il controllo del repressore Reynaldo Bignone, ultimo presidente del regime e oggi, a 89 anni, in carcere per delitti di lesa umanità. Tre dei cinque membri della Corte hanno ritenuto che Muiña debba ricevere il beneficio del 2 x 1, ratificando così la libertà che gli era stata concessa ad Aprile. La legge 24390, conosciuta come 2×1, era stata approvata nel 1994 ed era destinata ad accelerare i tempi dell’istruttoria consentendo anche un beneficio per i detenuti in attesa di giudizio. Prevedeva infatti che i giorni trascorsi in carcere, a partire dal secondo anno di detenzione, prima della sentenza definitiva venissero computati come doppi. La legge era stata abrogata nel 2001, quando il suo fallimento nell’ottica di ridurre i tempi procedurali è diventato evidente.
Secondo l’interpretazione della maggioranza della Corte, il beneficio del 2×1 dovrebbe essere concesso anche ai condannati per crimini contro l’umanità. I tre giudici, su cinque, che hanno votato sì, sostengono inoltre di aver seguito le indicazioni dettate dall’art. 2 del codice penale, secondo cui “se la legge vigente al tempo in cui è stato commesso il delitto è diversa da quella esistente al momento della sentenza, si applica la più benevola”. Le organizzazioni per i diritti umani vedono la sentenza come un attacco gravissimo per un Paese che è stato un esempio nel mondo nella condanna ai repressori della dittatura militare protagonisti di una delle repressioni più sanguinarie e crudeli della storia dal 1976 al 1983.
Il rischio è che questa decisione possa aprire le porte del carcere preventivamente a molti dei più di 700 repressori nelle condizioni di usufruire del beneficio del 2×1. Numerose sono le obiezioni di giuristi e costituzionalisti alla decisione della Corte. Come ogni decisione di un tribunale di ultima istanza, la sentenza della Corte rappresenta un importante precedente in giurisprudenza nell’affrontare i crimini analoghi. I tribunali intermedi non sono obbligati a pronunciarsi conformemente alla Corte, ma devono prevedere i ricorsi che a questo punto i detenuti potranno presentare e che condurranno alla Corte Suprema. Inoltre, l’applicazione del principio della pena più mite non può avvenire per i delitti di sparizione forzata, che si considerano perdurare finché la vittima non appare. Secondo alcuni il 2×1 non dovrebbe essere applicato perché era pensato per chi subiva una detenzione preventiva all’epoca dell’applicazione della legge; attualmente si tratterebbe di persone che sono state imprigionate dopo che la legge è stata abrogata.
L’ONU, nella persona del rappresentante per l’America del Sud dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), Amerigo Incalcaterra, ha chiesto all’Argentina di tener conto delle norme internazionali pertinenti al reato di crimini di lesa umanità. La Convenzione sull’imprescrittibilità dei crimini di guerra e di lesa l’umanità -ratificata dall’Argentina nel 1995 – insieme con lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale (art.110), ha stabilito infatti che questi crimini sono imprescrittibili.
In un Paese che già ha dovuto sopportare leggi vergogna come “Las leyes de punto final” (‘86) e “de obedencia debida” (‘87) e gli indulti menemiani del ‘90, la decisione della Corte Suprema di Giustizia della Nazione rappresenta un’offesa per un popolo che ha subito una mutilazione insanabile e in cui ancora tanti genitori e tanti nonni sono alla strenua ricerca dei propri figli e nipoti desaparecidos. Per loro è inaccettabile che si voglia concedere una speranza di vita libera a chi ha passato gran parte della propria esistenza a sequestrare, torturare e somministrare morte.
Come Progetto Diritti in Italia abbiamo promosso e sostenuto con in nostri avvocati, in più di 20 anni l’instaurarsi del Processo Condor, perché fossero riconosciute le responsabilità di chi ha vilipeso i diritti dei tanti desaparecidos di origine italiana fatti sparire in America Latina negli anni terribili delle dittature. Saremo ancora accanto ai parenti e alle associazioni che si sono costituite parte civile dinanzi alla Corte d’Appello.
E siamo oggi con le Madres e le Abuelas de Plaza de Mayo che hanno indetto una manifestazione di fronte alla Casa Rosada, dove tutti i giovedì continuano a ritrovarsi in ronda per testimoniare sulla sorte dei loro familiari. Perché riteniamo imprescindibile una linea politica che continui ad affermare che i diritti umani non possono essere violati e chi li viola non può restare impunito.