Parte non a caso il 25 aprile, in occasione del 73esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, SiAmo Afrin, campagna globale di attivisti e diversi gruppi di solidarietà per rompere il silenzio internazionale in merito all’invasione turca di Afrin e sul disastro umanitario che essa ha causato. “Una campagna di solidarietà rivoluzionaria”, l’ha definita Hawzhin Azeez, presidente della fondazione Hêvî, attiva in Rojava durante la conferenza di presentazione martedì 24 aprile nella Città dell’altra Economia.
La situazione umanitaria dopo l’invasione turca, cominciata il 20 gennaio scorso, è disastrosa. Nonostante la coraggiosa resistenza della popolazione, il 18 aprile Afrin è caduta. Il risultato dell’operazione “Ramoscello d’ulivo” è una politica di pulizia etnica, cambiamento demografico, e colonizzazione. Migliaia di jihadisti hanno invaso Afrin e stanno per prendere le case di cristiani, arabi, yazidi che sono scappati. “Questa invasione non è solo una minaccia contro Afrin, ma ha implicazioni globali – ha detto ancora Hawzhin – Quando c’è una democrazia distrutta è una minaccia per tutti i popoli democratici”. 450.000 persone sono fuggite terrorizzate, molte di loro si sono rifugiate nelle regioni di Aleppo e Shahba. A Shahba la Kurdish Red Crescent (KRC) ha messo in piedi due campi di accoglienza: Berxwedan e Seredem, con 40mila e 23mila rifugiati. Ma molti vivono all’aperto, senza beni di prima necessità, come cibo, acqua e latte in polvere per bambini. Mancano medicinali e attrezzature mediche. Le ONG locali stanno tentando con i pochi mezzi che hanno a disposizione di sostenere gli sfollati.
Di fronte all’aggressione turca e a questo disastro si è registrato il silenzio degli Stati, così come l’inerzia delle grandi ONG internazionali. Per questo Hêvî Foundation, insieme a GUS Italia e con il sostegno di altre organizzazioni tra cui Progetto Diritti, hanno deciso di lanciare una campagna che veda il protagonismo e la mobilitazione della società civile. “Vogliamo stare acanti ai partigiani di oggi”, come ha affermato Karim Franceschi, che si è unito alle Unità di Protezione del Popolo – YPG a Kobane nel 2015. “Questo popolo che ha combattuto per l’autodeterminazione accogliendo tutti i colori, le religioni, i sessi, superando le democrazie occidentali ha oggi contro un Paese che non si può combattere con le armi, ma con la cultura e attraverso i movimenti”.
Gli obiettivi della campagna sono tre:
- Raccogliere fondi per gli sfollati
- Rompere il silenzio internazionale
- Riunire le forze democratiche per sostenere il progetto del Rojava e tutti i popoli silenziati e oppressi del mondo.
SiAmo Afrin vuole mettere in campo atti deliberati di solidarietà mutuale e consapevoli e diffondersi a livello globale.
Si concluderà il 2 giugno con una delegazione internazionale che arriverà in Rojava per consegnare i fondi raccolti.
Facebook: Si Amo Afrin
Twitter: @SiAmoAfrin
Info: GUS: iosonoafrin@gus-italia.org Hêvî: info@hevifoundation.org
Qui il crowdfunding: http://l2l.it/siamoafrin
Hanno aderito: 0161 Festival, Centri Sociali delle Marche, Centri Sociali del Nord Est, Csa Magazzino 47, Ex Opg – Je so’ pazzo, green Left Weekly, Gus, Hêvî Foundation, Kascina Autogestita Popolare, Kevok Foundation, Kurdistan Solidarity Campaign, Infoaut, Istituto kurdo, Laboratorio Sociale Alessandria, la Cupa Ancona, Manchester Antifascists, Mezzocannone Occupato, Naka – North American Kurdish Alliance, No dal Molin, N.D.O., Osservatorio di genere, Pacì Paciana, Pontid’amore, Progetto Diritti Onlus, Radio 4 Rojava, Red Front Republic, Rojava Poland, Rojava Solidarity Sydney, – SAR, SRQ, Stop Sfratti, Ya Basta Êdî Bese, Yabasta! Marche.