Domenica 29 Novembre si è tenuto a Bruxelles il vertice fra i 28 leader UE e il premier turco, Ahmet Davutoglu, per l’adozione di un piano d’azione in grado di gestire la crisi dei migranti. Il piano, adottato all’unanimità, stabilisce il versamento alla Turchia di tre miliardi di fondi aggiuntivi per la gestione dei migranti in cambio di un’accelerazione dei negoziati che dovrebbero portare la Turchia nell’UE e della liberalizzazione dei visti di ingresso per i cittadini turchi. Come si legge nella bozza: “Entrambe le parti, come concordato e con effetto immediato, rafforzeranno la loro collaborazione sui migranti che non necessitano di protezione internazionale, evitando i viaggi in Turchia e Ue, assicurando l’applicazione dei piani di riamissione bilaterale stabiliti e rimandando velocemente i migranti che non necessitano di protezione internazionale nei loro Paesi di origine”.
A soli due giorni di distanza dall’accordo, si profilano le sue conseguenze nefaste, implicite in una logica di esternalizzazione dei confini che la UE persegue da anni, in aperta violazione dei diritti umani e delle procedure stabilite dal diritto internazionale.
Di seguito il comunicato del Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos con Agenzia Habeshia e Progetto Diritti.
L’accordo tra Unione Europea e Turchia viola i diritti umani
E’ scattato il blocco su tutti i punti d’imbarco dei profughi dalla Turchia verso la Grecia. Solo nella giornata di ieri, lunedì 30 novembre, 752 rifugiati e richiedenti asilo siriani, afghani, iracheni e iraniani sono stati fermati e arrestati dalla Marina turca, al largo delle coste di Canakkale, mentre tentavano di raggiungere l’isola di Lesbo. C’è stata anche una vittima: un profugo è annegato in circostanze non chiarite dalla Guardia Costiera.
Già all’indomani dell’entrata in vigore del patto tra l’Unione Europea e la Turchia, firmato domenica 29 novembre, si riscontrano i dolorosi ed illegali effetti di questa ennesima chiusura voluta dall’Europa nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo: si è attuato un respingimento di massa indiscriminato, che rischia di moltiplicare il numero delle vittime di questa autentica catastrofe umanitaria, arrivate a 3.783 dal primo gennaio 2015 ad oggi.
Questa intesa con Ankara conferma la politica di esternalizzazione dei confini che l’Unione e i suoi stati membri perseguono da anni, come dimostrano nel tempo i numerosi patti bilaterali tra singoli governi europei e Stati della sponda africana del Mediterraneo (a cominciare da quello tra Italia e Libia), il Processo di Rabat (2006) e il Processo di Khartoum (2014). Gli accordi di Malta siglati l’11 novembre di quest’anno sono il completamento di questo processo, che consiste nel “pagare” a Stati terzi il compito di bloccare i migranti: 3 miliardi di euro alla Turchia nell’arco di un anno e 3,6 (in due tranche) a vari Stati africani, in cambio del lavoro sporco di arginare l’arrivo dei profughi lontano dalle frontiere europee: la tecnica tipica della desaparicion applicata a suo tempo dalle dittature argentina e cilena in Sud America.
Queste scelte coinvolgono, in Africa, dittature feroci come quelle di Al Sisi in Egitto, Al Bashir in Sudan ed Isaias Afewerki in Eritrea e, in Medio Oriente, uno Stato dalla politica estera quanto meno equivoca come la Turchia, accusata di intese sottobanco con l’Isis, proprio quello Stato Islamico da cui fuggono migliaia e migliaia di profughi e combattuto dalle milizie kurde contro le quali si schiera il regime di Erdogan.
Si prospetta alla Turchia una sorta di “facilitazione” per l’ingresso nell’Unione Europea, al posto di un percorso che ponga come primo passaggio il superamento delle violazioni dei diritti umani nel paese. Quei diritti umani che ora vengono negati a rifugiati e richiedenti asilo su mandato della stessa Unione Europea.
Di questo infatti si tratta: ci troviamo di fronte all’ennesimo caso di violazione dei diritti umani, che avviene, proprio mentre la Corte di Strasburgo, su denuncia di 139 ONG e associazioni umanitarie, ha aperto un procedimento contro il Governo di Madrid per le espulsioni sommarie avvenute a più riprese alla frontiera spagnola delle enclave di Ceuta e Melilla in Marocco.
Alla luce di tutto questo, chiediamo che le procedure illegali di blocco in Turchia vengano immediatamente annullate, che non si adottino provvedimenti analoghi in Africa e che, come stabilisce il diritto internazionale, vengano esaminate caso per caso le singole posizioni dei richiedenti asilo e dei profughi che si presentano ai confini europei.
Rinnoviamo la richiesta di istituire corridoi umanitari e canali di immigrazione legali dal Medio Oriente e dall’Africa verso l’Europa.
Roma 01 dicembre 2015
Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos
Agenzia Habeshia
Progetto Diritti