Shahzad, ragazzo Pakistano di ventotto anni. Aveva lasciato Bagh Ajk City, la sua città, nel Kashmir pakistano sette anni fa, per sfuggire a un destino di povertà e aiutare la sua famiglia. Ha trovato la morte in via Ludovico Pavoni, nel quartiere di Torpignattara, una delle zone della capitale con maggiore densità abitativa e con più elevata presenza di cittadini immigrati. La sua giovane vita è stata spezzata, in circostanze ancora da accertare, perché i processi non si fanno in piazza, né tantomeno nella piazza virtuale in cui indizi, voci di quartiere, prime indiscrezioni, si ammantano del valore di verità. La verità che conosciamo e che ci preme affermare in questo momento, mentre confidiamo nell’operato della magistratura che farà luce su circostanze e responsabilità, riguarda un giovane uomo, la sua famiglia, la sua comunità. E riguarda anche il mondo nuovo che in un quartiere come Torpignattara prende forma dall’incontro fra uomini e donne provenienti da paesi altri, con culture, religioni, costumi diversi. Le loro vite convergono in un orizzonte comune, che se sarà accogliente, vitale, rispettoso dei diritti di ognuno, sarà un mondo a misura della collettività che lo anima.
Muhammad Shahzad Khan aveva trovato a Roma un luogo in cui cominciare a disegnare il suo futuro: un’identità da immigrato regolare, un lavoro, una rete di connazionali che come accade per i nuovi arrivati, lo supportava. Nel Giugno scorso la nascita di suo figlio, in Pakistan. La moglie, gli affetti lontani, le difficoltà economiche, tutto quanto può piegare uomini e donne ad ogni latitudine. Shahzad in questo era uno di noi, con l’aggravante di far parte di quella porzione di umanità per cui è ancora più difficile far valere i propri diritti, schiacciato fra povertà, distanza delle istituzioni e indifferenza, quando non ostilità.
L’associazione Progetto Diritti vuole ricordarlo, stringendosi alla sua famiglia e alla comunità Pakistana di Roma tutta. Perché abbia giustizia, ma anche perché si renda giustizia al disegno di convivenza, inclusione, pluralità, che la sua presenza e quella di tutti gli uomini e le donne immigrate possono significare, tanto più in un quartiere come Torpignattara.