fonte: meltingpot.org
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Alberto Di Martino su un tema non strettamente penalistico, ma concernente la disciplina in materia di immigrazione illegale, al quale la nostra Rivista ha dedicato grande attenzione sin dalla sua nascita: materia nella quale si pone come prioritario il problema della tutela dei diritti fondamentali dello straniero, in primis della sua libertà personale, della quale lo straniero “irregolare” può ormai essere privato più che ad opera del sistema penale – le cui armi sono state drasticamente spuntate per effetto della sentenza El Dridi della Corte di giustizia dell’Unione europea – per effetto di misure amministrative adottate dall’autorità di polizia, e soggette alla sola convalida successiva del giudice di pace.
L’assunzione di un ruolo di primo piano del sistema amministrativo nell’esercizio della coercizione, e in particolare nella privazione della libertà personale – oggi consentita, all’interno dei centri di identificazione e di espulsioneper un periodo sino a diciotto mesi – non può non porre come prioritario il problema di come garantire in maniera effettiva i diritti fondamentali dello straniero destinatario della coercizione, in un sistema giuridico come quello italiano che non conosce alcuna azione giurisdizionale specificamente diretta alla tutela dei diritti fondamentali. Ed è, ci pare, un problema al quale difficilmente penalisti e processualpenalisti possono rimanere insensibili, soltanto per la ragione – in definitiva formale – che questa coercizione si attua al di fuori del circuito penale. La nostra coscienza di giuristi, e ancor prima di cittadini, non può non indurci ad un impegno anche in questo delicatissimo settore, forti se non altro della nostra secolare familiarità con il problema della tutela della libertà personale dell’individuo di fronte al potere dello Stato.
Cion questo intervento – dedicato ai profili di possibile incostituzionalità dell’attuale disciplina del trattenimento nei CIE di cui all’art. 14 d.lgs. 286/98, e volutamente presentato come pamphlet più che come saggio scientifico – contiamo di aprire una più ampia discussione su questo vasto orizzonte, che deve essere al più presto riconquistato al rispetto dei diritti fondamentali, troppo spesso negletti o apertamente conculcati nei confronti di chi non ha i mezzi per far sentire la propria voce.
Francesco Viganò
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