“L’Argentina è uno dei Paesi che più ha processato i responsabili dei crimini compiuti durante la dittatura, ma molti imputati sono riusciti a scappare prima dell’inizio del giudizio”. A scriverlo su Repubblica è la giornalista Elena Basso, che in un lungo articolo ha fatto il punto sugli sconfinamenti italiani dei processi legati all’operazione Condor.
Grazie alle loro origini italiane, infatti, alcuni degli imputati hanno trovato rifugio nel nostro Paese: tra questi, Carlos Luis Malatto e don Franco Reverberi vivono in Italia da più di dieci anni.
Proprio su Malatto, secondo in capo di una squadra militare accusata dell’uccisione di oltre 160 persone, l’avvocato di 24Marzo e presidente di Progetto Diritti Mario Angelelli si augura di aver raccolto sufficienti prove “per aprire finalmente il processo in Italia”, come ha dichiarato a Elena Basso. Qui l’ex militare sarà giudicato per la sparizione di vari cittadini fra cui quella di Russo, Erize, Carvajal e Florentino Arias. D’altra parte, grazie al lavoro di 24Marzo e Progetto Diritti, lo scorso luglio il fuciliere uruguaiano latitante in Italia Jorge Nestor Troccoli è stato condannato all’ergastolo e incarcerato.
Progetto Diritti e 24Marzo in Argentina e Uruguay
A tal proposito Basso ha ricordato che nelle scorse settimane una delegazione delle due onlus è stata impegnata in Argentina e Uruguay per incontrare i familiari delle vittime dei regimi militari e fare sopralluoghi insieme alle istituzioni locali. Non è escluso che questa spedizione possa avere delle conseguenze anche per il caso di don Franco Reverberi, cappellano ricercato dall’Interpol per imposizione di tortura e tormento e accusato da 4 militanti di aver assistito alle loro sessioni di tortura.
Attualmente, Reverberi vive in un piccolo comune in provincia di Parma, dove celebra messa dal 2011. Anche per lui nel 2013 la Corte d’Appello di Bologna aveva negato una richiesta di estradizione, ma dall’Argentina ne è arrivata un’altra lo scorso anno e il 15 marzo si è tenuta la prima udienza. Stavolta, ricorda Elena Basso, l’accusa è anche di sparizione forzata e dell’omicidio di José Guillermo Berón, operaio e militante di 23 anni, sequestrato il 28 agosto del 1976 a San Rafael e fatto sparire dopo 40 giorni di prigionia e tortura.
“Se non fosse scappato, oggi Reverberi sarebbe in prigione- ha dichiarato Dante Vega, procuratore di San Juan che porta avanti le indagini sul parroco- La giustizia argentina pretende che Reverberi sia processato”.