«È stato un anno complicato, ovviamente», ci confida Eva Tennina, responsabile della progettazione di Progetto Diritti. «Molte delle attività progettuali si sono dovute adattare e convertire per far fronte alle necessità più urgenti, e non è stato facile. È stato impegnativo riuscire a mantenere attivi i nostri servizi; abbiamo dovuto, come tutti, ricalibrare metodi e impegni: ma ce l’abbiamo fatta».
E come è stato possibile dare continuità ai servizi di Progetto Diritti anche durante il lockdown e la pandemia? «Nonostante il lockdown le operatrici e gli operatori legali dell’associazione hanno mantenuto costante contatto con gli utenti, soprattutto con i più vulnerabili, fornendo loro un indispensabile punto di riferimento umano nella profonda incertezza della situazione. Abbiamo intensificato la collaborazione e il supporto con le organizzazioni della società civile che già appartenevano alla nostra rete; ci siamo confrontati con nuove realtà, sia a livello nazionale che europeo, trovando nuove convergenze e prospettive. Per esempio a livello nazionale prosegue il nostro impegno nella lotta contro lo sfruttamento lavorativo, con particolare attenzione alla tutela dei braccianti stranieri impiegati nell’agricoltura, nel Lazio e nelle regioni del Sud Italia (Sicilia, Calabria e Puglia)».
E dal punto di vista internazionale che novità ci sono state? «abbiamo potuto consolidare il rapporto con diversi stakeholder a livello europeo, grazie ad un progetto pilota sul tema delle alternative alla detenzione amministrativa degli stranieri (European Alternative to Detention Network), questa esperienza ci ha permesso di far valere la nostra lunga esperienza e mettere a punto una metodologia che valorizzi la centralità, l’unicità e la partecipazione attiva della persona ner far valere i propri diritti».
Cosa ti aspetti dal 2021?
«Beh… Non so cosa aspettarmi, ma so cosa vorrei fare e come ci si può arrivare. Daremo priorità ai territori in cui operiamo attraverso i nostri sportelli legali, volgendo lo sguardo verso le strategie europee e gli attori decisionali che lì operano, poi porteremo avanti le nostre battaglie di advocacy facendo rete e rimanendo con i piedi ben saldi sui nostri territori, a Roma e altrove. Insomma, ecco qua: rete, Europa, territorio».