A promuoverle sono la Cgil, l’Inca e la Federconsumatori; sotto accusa i diritti negati per il riconoscimento della cittadinanza e dello status di lungo soggiornante
La Cgil, l’Inca e la Federconsumatori lanciano class action (contenziosi legali collettivi) per ripristinare i diritti degli immigrati nel rispetto sia dei tempi che dei modi previsti dalle normative nazionali.
La prima azione legale collettiva contro un’amministrazione pubblica riguarda il diritto di cittadinanza, i cui tempi di attesa per il riconoscimento sono ben lontani dai due anni previsti dalla normativa legislativa. Sono 63 gli immigrati coinvolti, ma presto la lista potrebbe allungarsi, annunciano i promotori .
Una seconda class action, che concerne il riconoscimento dei permessi di soggiorno per lungo soggiornanti, anche questi soggetti ad attese lunghe e a disservizi della pubblica amministrazione, investe circa una decina di lavoratori stranieri presenti in Italia e i loro familiari.
Queste nuove forme di contenzioso legale a favore degli immigrati sono state presentate questa mattina a Roma, nella sede nazionale della Cgil, in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil, Morena Piccinini, presidente dell’Inca, Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori e l’avvocato Luca Santini, legale dell’Inca.
L’idea, lanciata dalla Cgil e dal suo patronato Inca, è nata da anni di esperienza sul campo, visto sia il sindacato, sia il patronato hanno avuto modo di entrare in contatto con decine di migliaia di immigrati che hanno avuto la necessità di assistenza e di tutela nei loro rapporti con la pubblica amministrazione, nelle pratiche di rinnovo o di rilascio del permesso di soggiorno, nelle procedure di regolarizzazione della posizione lavorativa, nelle richieste di ricongiungimento familiare.
Pratiche che molto spesso sono state ostacolate da cavilli burocratici e qualche volta da palesi atteggiamenti di chiusura pregiudiziale da parte di funzionari della pubblica amministrazione.
Proprio grazie a questo scambio continuo e a questo elemento di conoscenza diretta dei problemi degli stranieri presenti in Italia, la Cgil e l’Inca hanno potuto già proporre numerose azioni di tutela, sia nella forma di vertenze individuali, sia mediante il ricorso alla contrattazione con le Amministrazioni territoriali (questure, prefetture, eccetera).
“L’idea della class action – ha detto Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil – nasce dall’esigenza di rendere collettiva la battaglia per il rispetto dei diritti individuali essenziali”. “L’Inca e la Cgil lavorano in stretta collaborazione da anni sui temi dell’immigrazione – ha detto Morena Piccinini, presidente dell’Inca – e la nuova class action che presentiamo oggi è il risultato di migliaia di esperienze dirette con gli immigrati”.
“Stiamo attenti a non confondere la class action di mercato (quella per esempio dei risparmiatori truffati) con la class action contro la pubblica amministrazione – ha spiegato il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti –. Quella di cui parliamo oggi è una class action contro le inefficienze dell’amministrazione pubblica che è accusata di non aver applicato come dovrebbe le regole per il rispetto dei diritti degli immigrati”.
“Abbiamo selezionato solo alcune storie – ha detto l’avvocato Santini – perché in questo caso (visto che non sono previsti risarcimenti individuali) conta il valore collettivo simbolico. Si sta facendo una battaglia affinché le distorsioni avvenute che hanno penalizzato le persone straniere presenti in Italia non avvengano più in futuro”. Una class actioni pilota, dunque, che partendo da storie singole, lavora per il bene di tutti gli immigrati che potrebbero trovarsi nelle stesse situazioni. E non è però neppure escluso che oltre a ricorrere ad azioni collettive si possa adire le vie legali anche per ottenere eventuali risarcimenti per i danni subiti.