“Si fatica a trovare un fondamento per la contestazione del reato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Così come del resto sarebbe senza presupposti il sequestro della nave Open Arms, non essendo gli interrogatori avvenuti in presenza di difensori né di interpreti”. Così l’avvocato Gaetano Mario Pasqualino, nominato difensore della ONG spagnola. Quello del sequestro della nave della Ong Proactiva Open Arms è forse il caso più inquietante dall’inizio dell’operazione di discredito contro le Ong che compiono salvataggi in mare, sopperendo alle mancanze degli Stati.
Insieme a Pasqualino avvocato di Progetto Diritti e responsabile dello sportello legale di Catania, ci sono l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro, che difende il comandante della nave e l’avvocato Alessandro Gamberini che difende la capomissione.
Al momento la nave è sotto sequestro preventivo disposto dalla Procura sulla supposizione di un pericolo di reiterazione del reato e si attende entro dieci giorni l’eventuale convalida del Gip. L’avvocato Pasqualino depositerà in giornata le memorie difensive, mentre si attende il comunicato stampa del capitano della nave.
Se non bastasse la considerazione che l’equipaggio della Open Arms ha scelto di strappare 218 migranti, fra cui tanti bambini e persone in condizioni di estrema vulnerabilità, a quelle che l’Onu stessa ha recentemente definito condizioni terrificanti nei centri di detenzione libica, sono tante le considerazioni da fare rispetto all’accusa posta in essere dalla Procura di Catania.
Innanzitutto una zona SAR libica non risulta negli atti ufficiali delle Organizzazioni internazionali, né la Guardia Costiera libica ha mai ricevuto l’autorizzazione dagli Organismi marittimi internazionali.
Inoltre come si può parlare di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina quando è stata la stessa Guardia Costiera Italiana a chiamare l’Open Arms chiedendole di intervenire e affermando che era l’Italia a dirigere le operazioni di soccorso? Solo a operazioni di soccorso ultimate, quando era praticamente impossibile affrontare un trasbordo, ha chiesto di lasciare i naufraghi alla guardia costiera libica. Di tutte le comunicazioni avvenute tra Guardia Costiera libica e Open Arms c’è traccia nelle registrazioni.
Né Malta poteva essere una valida alternativa per lo sbarco. I maltesi, dopo aver aiutato l’equipaggio di Open Arms nelle complicatissime operazioni di soccorso della bambina di appena tre mesi che versava in pericolo di vita, non avevano dichiarato la propria disponibilità né avevano ricevuto la richiesta dalla Spagna. Richiesta che invece l’Italia ha accettato, motivo per cui dopo diverse ore trascorse per la nave tra Malta e Sicilia in attesa di istruzioni, si sono potute finalmente portare le persone soccorse in salvo.