Verranno così liberati i posti nei 10 Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (“Cara”) che potranno così ospitare i circa 1800 tunisini sbarcati nell’isola siciliana nei giorni scorsi. Le perplessità dell’UNHCR
di CARLO CIAVONI
LAMPEDUSA – E’ ripreso il ponte aereo per il trasferimento dei 1814 migranti che si trovano ancora a Lampedusa. Novantasette di loro sono stati imbarcati su un volo diretto al centro di accoglienza di Bari Palese. Un secondo volo da Lampedusa ha poi fatto rotta verso altri centri italiani. In precedenza, 70 tunisini, tra i quali c’erano trenta minori, erano stati imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle. Il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis, che si è incontrato a Roma con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha detto che tutti gli immigrati lasceranno l’isola entro dieci giorni.
Il Viminale: “Tutti a Mineo”. Nel frattempo, al Viminale si sta per adottare la decisione di trasferire nel “villaggio della solidarietà” a Mineo (Catania) tutti gli immigrati attualmente alloggiati nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (“Cara”) che si trovano in sei diverse località della Sicilia, a Crotone in Calabria, a Bari e Foggia in Puglia e a Gradisca d’Isonzo nel Friuli. Tutto questo allo scopo di lasciare il posto ai tunisini approdati a Lampedusa negli ultimi giorni e quelli che – favoriti dalle buone condizioni del mare – quasi sicuramente continueranno ad arrivare. Il ministero sta perfezionando l’accordo con la società Pizzarotti di Parma, proprietaria del villaggio, composto da villette di 70 – 100 metri quadrati, che ospitavano i militari Usa della Nato.
Le perplessità dell’UNHCR. Ma questa decisione
– semmai fosse adottata – suscita perplessità all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). “Se fosse confermato il provvedimento – ha commenatato Laura Boldrini, portavoce dell’UNHCR – si potrebbe verificare una sorta di terremoto nel sistema d’asilo, in quanto finirebbe per alterare l’attuale iter per la concessione della protezione internazionale. Un sistema che, seppure tra mille difficoltà e limiti, finora comunque ha funzionato. Per risolvere il problema della sistemazione dei tunisini arrivati a Lampedusa, in gran parte migranti in cerca di lavoro e non richiedenti asilo – ha proseguito la Boldrini – si finirebbe per stravolgere l’equilibrio dei centri di accoglienza, rallentando ancor di più il lavoro di accertamento che precede la concessione dell’asilo”.
Le possibili complicazioni. Infatti, le dieci Commissioni Territoriali che lavorano nei “Cara” sarebbero costrette a trasferirsi tutte a Mineo e questo, molto probabilmente, comporterebbe non poche complicazioni logistiche. Ogni Commissione è composta da un Prefetto, un rappresentante delle Nazioni Unite (UNHCR), un rappresentante dell ministero dell’Interno, e uno dell’Amministrazione locale dove si trova il “Cara”.
Voci di reimpatrio infondate. Gli immigrati ancora nell’isola avevano anche minacciano di attuare uno sciopero della fame se non fossero stati trasferiti in tempi brevi dall’isola. Richiesta che, del resto, aveva avanzato anche l’UNHCR. Tra gli extracomunitari, in gran parte tunisini, avava infatti cominciato a serpeggiare la paura che potessero essere rimpatriati. Anche il sindaco dell’isola, Bernardi De Rubeis, si era detto “preoccupato per il rischio che la situazione potesse degenerare”.