Progetto Diritti accoglie con soddisfazione la decisione del Gip di Roma, Giovanni Giorgianni, di respingere la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma per la strage verificatasi l’11 ottobre 2013 al largo di Lampedusa, nota come “Naufragio dei bambini”.
Dal peschereccio che viaggiava con circa quattrocento siriani a bordo, e che era stato mitragliato da una motovedetta libica, partirono diverse disperate richieste di soccorso verso la Guardia Costiera italiana. Testimonianze audio che evidenziano, sin dalla prima telefonata delle 12.20 di quell’11 ottobre, lo stato di grave pericolo in cui versava l’imbarcazione.
La nave Libra della Marina militare si trovava a circa 20 miglia dal peschereccio carico di migranti, ma questo ricadeva nell’area di competenza Sar formalmente maltese. Come emerge dall’Ordinanza del Gip, la stessa comandante di Libra aveva dichiarato che in moltissime occasioni navi italiane erano intervenute anche in acque di competenza ricerca e soccorso maltese, un’area troppo vasta e difficilmente pattugliabile dai mezzi di Malta.
L’11 ottobre invece Libra non interviene neanche quando Malta lo richiede espressamente (sono già le 16.22) parlando di un’imbarcazione sovraccarica e instabile e configurando, senza alcun dubbio, una fase di pericolo conclamato.
L’ordinanza del giudice conferma uno sconcertante quadro fatto di rimpalli continui di responsabilità, incomprensibili indugi nel disporre i soccorsi e, piuttosto, ingiunzioni spregiudicate alla nave della Marina Italiana di allontanarsi dalla congiungente Malta-imbarcazione in pericolo, per lasciare intervenire le motovedette maltesi.
“È evidente – dichiara il gip nell’ordinanza– come un ordine immediato di procedere alla massima velocità in direzione del barcone di migranti (come quello che ha fatto immediato seguito alla notizia del capovolgimento dello stesso) emessa subito dopo il fax delle 16.22 avrebbe permesso a Libra di giungere sul punto in cui si trovava il barcone anche prima del ribaltamento o, in ogni caso, in un momento che avrebbe consentito di contenere quanto più possibile le devastanti conseguenze”.
È in ordine a queste considerazioni che si è disposta l’imputazione coatta per Luca Licciardi, comandante della centrale operativa della squadra navale della Marina, e per il responsabile della sala operativa della Guardia Costiera, Leopoldo Manna. Entrambi saranno processati per omissione d’atti d’ufficio e omicidio colposo.
Il giudice ha accolto la richiesta di archiviazione per gli ufficiali della Guardia Costiera Clarissa Torturro e Antonio Miniero e per il Capitano di Fregata Nicola Giannotta in quanto, secondo il g.i.p., questi ultimi hanno agito eseguendo gli ordini in un ambiente fortemente gerarchizzato. Archiviata anche la posizione dell’allora comandante in capo della squadra navale Filippo Maria Foffi.
Per quanto riguarda la comandante della Libra, Catia Pellegrino, il giudice ha disposto un approfondimento istruttorio, poiché dalle memorie degli avvocati che difendono i familiari delle vittime, emergerebbero dei dettagli che meritano di essere indagati in merito alla sua posizione.
L’auspicio della nostra associazione e dei nostri avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, che difendono alcuni familiari delle vittime, è che nel processo si faccia piena luce sulla vicenda e sulle responsabilità della morte di oltre 260 persone, di cui sessanta bambini, avvenuta davanti alle nostre coste nell’ottobre di quattro anni fa.
Qui il testo dell’ordinanza con cui il Giudice ha respinto l’archiviazione.