Il viaggio della nostra delegazione in America Latina dal 25 maggio al 3 giugno, insieme alla delegazione di 24 marzo, ha incontrato una larga partecipazione da parte della società civile, delle associazioni dei familiari dei desaparecidos e di tutte le organizzazioni impegnate a diverso titolo nel percorso di verità e giustizia che faticosamente i Paesi del Cono Sud cercano di costruire dalla caduta delle dittature. Grande spazio è stata riservato anche dagli organi di informazione di Argentina, Uruguay e Bolivia, come dimostrano i numerosi articoli sulle testate nazionali e i servizi dedicati ai diversi interventi dei nostri avvocati.
Il confronto con le organizzazioni dei diritti umani ha condotto anche alla stipula di convenzioni per una collaborazione programmatica su areee di interesse comune. Fra le altre, quella con il Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS), ONG argentina presieduta da Horacio Verbitsky, impegnata nella promozione e nella difesa dei diritti umani e nel potenziamento del sistema democratico. Con l’Observatorio Luz Ibarburu (Uruguay) è stato firmato un protocollo d’intesa per una collaborazione sistematica in relazione alle denunce per violazione dei diritti umani durante il Terrorismo di stato.
Un accordo programmatico è stato anche ratificato con l’ASOFAMD, Asociación de Familiares de Detenidos, Desaparecidos y Mártires por la Liberación Nacional de Bolivia, presieduta da Nila Heredia. La Bolivia, fra l’altro, ha accolto con grande soddisfazione la sentenza del processo Condor, con la condanna all’ergastolo per i due imputati boliviani Arce Gomez e l’ex Presidente Garcìa Meza.
A La Paz i nostri avvocati sono stati ricevuti nel palazzo presidenziale dal Presidente Evo Morales, dal Ministro della Giustizia Héctor Arce Zaconeta, e dai presidenti di Camera e Senato, Gabriela Montaño e José Gonzales. Con loro hanno avuto un confronto molto proficuo sulle questioni relative al Processo Condor e sulle azioni predisposte dal governo boliviano per far luce sui crimini commessi durante gli anni delle dittature dal 1964 al 1982. In seguito all’incontro il Presidente ha fatto pubblicare l’atto istitutivo della Comisión de la Verdad, un organo inquirente che potrà acceder a immobili privati, tra cui ex nascondigli ed ex centri e centri di detenzione; convocare e sentire le testimonianze di vittime e parenti, di autori diretti e indiretti, esecutori e mandanti, istigatori, complici e favoreggiatori attraverso interviste, audizioni o altri mezzi. La Commissione era prevista dalla legge 879 del 23 dicembre 2016, ma non era stata ancora effettivamente istituita.
Numerosi gli appuntamenti a Buenos Aires, Montevideo e La Paz, dedicati a illustrare le motivazioni della sentenza emessa dalla III Corte d’Assise di Roma a conclusione del Processo Condor, e i passaggi fondamentali dell’appello promosso dalla Procura della Repubblica di Roma. Molta attesa c’era ovviamente per questi interventi, soprattutto in Uruguay, dove la sentenza di primo grado ha suscitato delusione e amarezza per l’assoluzione di ben 13 imputati e dove quindi grandi speranze sono affidate al processo d’appello, soprattutto in relazione alla posizione dell’unico imputato non contumace, l’italo-uruguayano Jorge Nestor Troccoli.
In occasione del convegno organizzato dal Centro Estudiantes de Derecho –CED nella Facoltà di Diritto dell’Università di Montevideo, sono state presentate le attività della sezione uruguayana di Progetto Diritti, con la nostra referente Maria Laura Bulanti Garramon. Il Centro Estudiantes de Derecho –CED è membro della FEUU – ASCEEP (Federación de Estudiantes Universitarios del Uruguay – Asociación Social y Cultural de Estudiantes de Enseñanza Pública, un organismo che ha avuto un ruolo molto importante nell’opposizione alla dittatura militare che ha insanguinato il Paese dal 1973-1985 e nel successivo percorso di democratizzazione del Paese e dell’Università pubblica.
Doverose le visite, a Buenos Aires e Montevideo, ai luoghi della memoria. A Buenos Aires le nostre delegazioni si sono recate ad Automotores Orletti e all’ESMA, due dei centri clandestini di detenzione e sterminio in cui la dittatura militare ha svelato il suo volto più crudele e perverso. Oggi l’Esma è un museo per la memoria dei crimini della dittatura, la promozione e la difesa dei diritti umani. In queste visite sono stati accompagnati dalle Abuelas de Plaza de Mayo così come in quella al Parco della Memoria, vero simbolo della partecipazione civile al ricordo, con l’impressionante monumento composto da 30mila lastre di porfido grigio di Patagonia, dove sono incisi i nomi degli uomini, delle donne e dei bambini che la dittatura ha voluto cancellare, disposti per anno di sparizione e in ordine alfabetico.
A Montevideo sono intervenuti in un dibattito pubblico organizzato da Institución Nacional de Derechos Humanos y Defensoría del Pueblo (INDDHH), un organo statale autonomo che opera per la tutela dei diritti umani nell’ambito del potere legislativo e ha sede nell’Ex SID (Servicio de Inteligencia de defensa) anche questo tristemente noto come centro di detenzione clandestina funzionante nell’ambito del Plan Condor. Sempre nella capitale uruguyana, insieme ad alcuni familiari delle vittime, hanno visitato il Memorial de los Desaparecidos e il Museo della Memoria.
Il viaggio in America Latina aveva però anche un altro obiettivo: quello di raccogliere testimonianze delle vittime di tortura provenienti da San Juan, utili per lo svolgimento delle indagini difensive delle persone offese nel procedimento attualmente pendente presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti di Carlos Luis Malatto. L’ex tenente colonnello Malatto, accusato in Argentina di crimini contro l’umanità, dal 2011 vive in Italia da uomo libero, avendo il nostro Paese rifiutato l’estradizione.
Questo procedimento, oltre che quello al Plan Condor, sono stati l’oggetto della Conferenza stampa finale, a Buenos Aires, organizzata dalle Abuelas de Plaza de Mayo.
Il viaggio, intenso e ricchissimo di occasioni, ha rappresentato una grande possibilità per restituire alle organizzazioni dei diritti umani, alle autorità e alla società civile tutta di Uruguay, Bolivia e Argentina, i risultati dell’impegno in Italia delle organizzazioni, degli avvocati, dei magistrati che si mobilitano perché chi viola i diritti umani non resti impunito. E per affermare che la ricostruzione della memoria è fondamentale per la costruzione di una cultura del rispetto della dignità delle persone, della tolleranza, delle diversità.
Il progetto è stato realizzato grazie al supporto di Oak Foundation.