“Incomprensibili le ragioni che hanno condotto al rigetto della denuncia di inizio attività in sanatoria […] non si comprende, pertanto, la ragione per cui il cambio di destinazione d’uso richiesto sarebbe incompatibile con la normativa urbanistica richiamata”. Così il Tar del Lazio nella camera di consiglio del 18 gennaio 2017, accoglie il ricorso presentato dagli avvocati di Progetto Diritti Maria Rosaria Damizia e Mario Angelelli con l’avvocata Tamara D’Agostini, in rappresentanza del Centro Islamico Culturale Bangladesh Italia Onlus, contro la chiusura della moschea in via dei Gladioli a Centocelle.
Il 13 settembre scorso era stato chiesto il cambio di destinazione d’uso in sanatoria da commerciale a luogo di preghiera dell’immobile in via dei Gladioli numero 14, accompagnato da opere di demolizione e ricostruzione di servizi igienici. Si tratta di un locale seminterrato di circa 310 mq, che sarebbe dovuto diventare una moschea, mediante l’esecuzione di opere edili con la suddivisione interna in una sala principale ampia per la preghiera degli uomini, una piccola sala secondaria per la preghiera delle donne, una vasca di purificazione, un ufficio per imam e un nuovo gruppo di servizi igienici.
Il 22 settembre gli agenti della Polizia locale però avevano apposto i sigilli all’immobile a seguito della nota del Municipio di Roma V secondo cui la richiesta di cambio di destinazione d’uso non sarebbe stata conforme alla normativa urbanistica vigente e i lavori di ristrutturazione avviati sarebbero stati abusivi. Con conseguente provvedimento, l’autorità giudiziaria aveva sequestrato l’immobile che in questi mesi non ha potuto fungere da luogo di riferimento per la comunità islamica di Centocelle, soprattutto per i fedeli di origine bengalese.
Il Tar del Lazio ha però riconosciuto l’illegittimità di quei provvedimenti.
Un pronunciamento importante soprattutto se si considera che quella di via dei Gladioli era stata la terza moschea chiusa a Centocelle in soli tre mesi. I fedeli si erano all’epoca riuniti sotto la sede del V Municipio rivendicando la libertà di culto garantita dalla Costituzione. Da anni chiedono alle istituzioni una qualche forma di regolamentazione per i luoghi di culto. Negare un diritto, come quello alla professione della fede religiosa, e rispondere a un bisogno diffuso con sequestri e chiusure, non fa che produrre tensioni e conflittualità.
Qui la sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio: moschea centocelle sentenza
Qui il servizio della trasmissione “L’aria che tira” sul ricorso: