Era il 20 dicembre del 1983 quando Josè Garramon, appena tredicenne, usciva di casa nel quartiere romano dell’Eur per svoltare l’angolo e recarsi dal barbiere. Fu ritrovato invece privo di vita a 20 km dalla sua abitazione, nella pineta di Castel Porziano, investito da un Ford Transit guidato da Marco Fassoni Accetti. Costui fu all’epoca condannato, nei tre gradi di giudizio, per omicidio colposo. Ma numerosi sono i punti oscuri di questa vicenda, a cominciare dal fatto che è chiaro che Josè non avrebbe potuto percorrere quella distanza a piedi, da solo, al buio. Marco Fassoni Accetti è un fotografo romano che nel 2013 si è autoaccusato del rapimento (consenziente, a suo dire) di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Maria Laura Bulanti Garramon, la madre di Josè, che dopo l’uccisione del figlio è tornata a vivere con la famiglia in Uruguay, non si arrende e insieme al suo legale, l’avvocato Mario Angelelli, presidente di Progetto Diritti, si oppone con forza alla chiusura dell’inchiesta riaperta tre anni fa contro ignoti. Questo quello che il legale ha chiesto stamani, 24 novembre, davanti al Gip Monica Ciancio. La sera dell’omicidio di Josè, Marco accetti era in compagnia di una donna, che non è stata mai indagata. “Noi vogliamo che le indagini proseguano – ha spiegato l’avvocato Angelelli – nei confronti di eventuali terzi e tenendo in considerazione quello che si scrisse all’epoca su un altro bambino scomparso, Bruno Romano, sparito nel 1995. C’è un’informativa fatta nel ’97 dall’allora vice ispettore di polizia Amleto Bartoli. Questo rapporto noi lo giudichiamo molto attendibile tanto che era stato firmato dal capo della polizia di Roma, che all’epoca era Calipari. Nel testo si dice: ‘stiamo facendo un’indagine su questo Accetti che abbiamo capito che lo ha contattato e lo stesso Accetti è quello che ha rapito e simulato l’incidente della morte di Josè Garramon’. Cioè ciò che colpisce è che in questa informativa si dava per scontato che Accetti avesse ucciso Garramon e inscenato poi l’incidente della sua morte”.
“Anche secondo questa informativa – ha continuato -, Accetti era in compagnia di una donna, insieme facevano foto ai bambini”. “Noi – ha concluso il legale – vorremmo che il giudice decidesse di andare avanti con le indagini non solo perché vogliamo arrivare alla verità sula morte del piccolo Josè ma anche perché il destino di altri bambini potrebbe essere chiarito”.
La rabbia e la speranza di Maria Laura Bulanti Garramon non si spengono e la donna ha più volte ricevuto il sostegno di Papa Bergoglio che le ha anche offerto la collaborazione da parte delle autorità vaticane per fare luce su una storia piena di ombre, omissioni, dolore.