Dopo la pronunzia del Tar del Veneto sulla base Usa Dal Molin il sottosegretario alle Infrastrutture ed ai Trasporti ed ex ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, ha colto la palla al balzo per chiedere di disinnescare il controllo giudiziale sulle attività della pubblica amministrazione, ed in particolare sulle grandi opere. Non più mani pulite ma solo mani libere. L’attacco al controllo di legalità da parte della giustizia amministrativa, per di più proveniente da un esponente del governo, è un ulteriore tassello nella guerra eversiva contro i principi costituzionali della separazione dei poteri e della possibilità di “agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi” sancita dall’art.24 della Costituzione repubblicana e ribadita (per ciò che concerne “la tutela nei confronti della pubblica amministrazione”) dall’art.103 Cost., che individua le funzioni degli organi di giustizia amministrativa. Un potere senza controlli, la fine del principio di legalità, l’insofferenza verso l’intervento del magistratura, l’ignoranza o l’assoluto disprezzo nei confronti della Carta costituzionale: in questi giorni assistiamo allo spettacolo degradante di chi vuole impunità, di chi nega qualsiasi diritto alle fasce sociali più deboli (in primo luogo i migranti), di chi crede che il buon andamento dell’amministrazione non sia quello rispettoso delle leggi e delle prerogative dei cittadini ma la piena subordinazione dei pubblici poteri alla volontà ed agli interessi dei poteri forti (internazionali, militari, finanziari, industriali). Mai come in questo periodo – sulla scorta dei risultati elettorali che hanno posto la sinistra fuori del Parlamento ed assicurtao una maggioranza larghissima alla coalizione da Silvio Berlusconi – si è osato portare così a fondo l’attacco contro l’ossatura del nostro sistema costituzionale e dello Stato di diritto.
Laddove il Tribunale Amministrativo sospende l’efficacia e l’operatività di un provvedimento per il mancato rispetto delle disposizioni che garantiscono la partecipazione dei cittadini nel procedimento finalizzato all’adozione di atti amministrativi che incidono sulla loro sfera giuridica (personale e collettiva) e per l’elusione delle disposizioni poste a tutela dell’ambiente, non si chiede rigore e rispetto delle leggi ma si definiscono gli interventi dei giudici “una malattia molto grave” dalla quale bisogna liberarsi. E’ la stessa disinvoltura con la quale si negano i diritti più elementari a donne, uomini e bambini che fuggendo la fame e la disperazione cercano in Italia un futuro migliore (o forse soltanto un futuro), è la stessa faccia di bronzo con la quale si pretende di non essere sottoposti a processo ed al contempo di trasformare le galere in contenitori drammaticamente superaffollati di poveri ed emarginati. Noi che agiamo nei territori (come pubbici amministratori e nelle nostre attività professionali ed associative) per garantire ed espandere i diritti dei cittadini sappiamo che questa è una pagina importante, che non c’è tempo da perdere, che l’essenza stessa della nostra vita democratica è in grave pericolo. Tutelare l’indipendenza della magistratura ordinaria ed amministrativa, difendere i diritti civili di tutti, costruire democrazia e partecipazione sono oggi più che mai obiettivi e percorsi intrecciati. Anche per questo c’è bisogno di sinistra nel nostro paese.
Luigi Nieri – Assessore al Bilancio ed alla Partecipazione Regione Lazio, ass. Link
Arturo Salerni – avvocato, ass. Progetto Diritti