La polizia turca ha arrestato questa notte Salahattin Demirtas e Figen Yüksekdag, co-presidenti del Partito Democratico dei Popoli (HDP), la terza forza del Parlamento turco e principale formazione politica kurda del Paese. Selahattin Demirtas è stato arrestato nella sua casa nella città sudorientale di Diyarbakir, mentre la co-leader Figen Yüksekdag è stata fermata ad Ankara. Altri nove deputati sono stati arrestati durante la notte in un’operazione simultanea in varie province del Paese. Fra loro anche il cineasta Sirri Süreyya Önder, una figura emblematica della sinistra turca. In un comunicato, il Ministero degli Interni turco ha informato che i politici kurdi sono stati arrestati per essersi rifiutati di rispondere alle domande del Pubblico Ministero su vari casi in cui li si accusa di essere il braccio politico del PKK, gruppo armato kurdo.
Gli arresti di stanotte sono stati resi possibili dopo che nel maggio scorso la maggioranza del Parlamento turco ha deliberato la sospensione dell’immunità parlamentare per 138 deputati. Un chiaro atto contro l’HDP, dal momento che 56 dei suoi 59 deputati avevano accumulato un totale di 510 procedimenti giudiziari, nella maggior parte dei casi per “insulti al presidente”, “propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”, “collaborazione con un gruppo armato”.
Quella a cui il mondo sta assistendo, colpevolmente immobile, negli ultimi mesi è un’escalation fatta di attacchi alle libertà civili e ai diritti delle minoranze, in particolare del popolo kurdo. Escalation che negli ultimi cinque mesi ha registrato più di 2000 morti, la chiusura di diverse testate giornalistiche e l’arresto di centinaia di professori universitari. Almeno 181 sindaci e consiglieri kurdi e 301 dirigenti locali di formazioni kurde sono in prigione accusati di collaborare con il PKK. Inoltre una trentina di municipi sono stati presi in consegna dal governo, l’ultimo è quello di Diyarbakir, la città più importante del sud est kurdo e due suoi sindaci sono detenuti. Durante le ultime due settimane, internet ha smesso di funzionare per interi giorni e il gruppo di monitoraggio Turkey Blocks denuncia che Facebook, Twitter e Youtube risultano inaccessibili dall’1.20 ora locale, mentre restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni.
La polizia ha fatto irruzione stamattina nella sede centrale dell’HDP nella capitale circondando l’edificio con veicoli blindati e camion pronti a disperdere la folla sparando acqua a pressione. Nel frattempo un’autobomba è esplosa a Diyarbakir, a circa 200 metri dal carcere, causando, secondo le prime notizie, almeno otto morti e cento feriti.
Sul suo account Twitter, l’HDP ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché reagisca di fronte al golpe del regime di Erdogan. Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per la Politica estera, ha dichiarato estrema preoccupazione per l’arresto di Demirtas e degli altri parlamentari e di aver chiesto un meeting degli ambasciatori UE in Ankara. Il ministro della Giustizia turco, da parte sua, ha accusato i Paesi europei di ipocrisia per mostrare preoccupazione per la situazione in Turchia e nel contempo ricevere i rappresentanti dei terroristi e permettere attività di propaganda per il PKK.