A Faenzi e Bosi dice: se anche perdete, restate in Consiglio e lasciate la Camera
di Massimo Vanni«In Toscana abbiamo 32mila persone che sono tenute in clandestinità dallo Stato, persone che hanno richiesto di essere regolarizzate e che non hanno avuto risposta dalle Questure». Di fronte al Forum del terzo settore riunito alla sede Arci di piazza de´ Ciompi, il candidato presidente del centrosinistra toscano attacca così il ministro degli interni Roberto Maroni a poche ore dal primo sciopero dei lavori stranieri.
«Nel 2007 in Toscana hanno presentato domanda di regolarizzazione 47mila persone ma solo 15mila di queste hanno ricevuto risposta: per le altre 32mila, Maroni non vuole rispondere e tutte queste persone vivono adesso in un limbo», insiste il candidato Rossi. Stufo di doversi trovare sempre a discutere dei Cie, i Centri di identificazione ed espulsione tanto reclamati dal Pdl: «Il centrodestra ci accusa di volerli trasformare in qualcosa di diverso perché pensiamo a percorsi di formazione e di integrazione? Queste sono le nostre condizioni. E poi mi si dica se il problema sono i Cie o le 32mila persone che hanno diritto di essere regolarizzate e che non sono state accettate dal ministro Maroni».Rossi, assessore regionale alla sanità, ricorda anche i dati demografici, per dimostrare che gli stranieri sono ormai parte di noi: «In Toscana abbiamo 33mila nuovi bambini ogni anno, e 8.600 di questi sono figli di immigrati: se non ci fossero avremmo le culle vuote e una terra con le culle vuote sarebbe una terra senza futuro». Certo, aggiunge il candidato presidente, «Prato non è certo un esempio di immigrazione e anche se sono contrario alla legge Bossi-Fini ma la questione del controllo non può essere ignorata. Contesto come viene fatto il controllo di legalità, perché a Prato c´è stato forse troppo clamore, ma forse sarebbe stato meglio farlo prima», aggiunge Rossi richiamando il centrosinistra pratese sconfitto dal Pdl alle ultime elezioni amministrative.
Anche per questo Rossi sfida i suoi diretti avversari Monica Faenzi del Pdl e Francesco Bosi dell´Udc, che oltre ad essere candidati presidenti in Toscana sono anche parlamentari: «Vorrei domandare a questi due onorevoli se il 29 marzo, il giorno dopo le elezioni regionali, spariranno come bolle di sapone o intendono invece restare qui a lavorare, perché in quest´ultimo caso sarebbe un colpo per la democrazia». Quale dovesse essere il risultato, Rossi assicura di voler restare comunque in Consiglio regionale: «E vorrei sapere che cosa intendono fare gli altri, lo scrivano in una lettera per rispetto della democrazia».
Alle associazioni riunite all´Arci, Rossi suggerisce di dar vita ad un organismo regionale di rappresentanza per rendere più stretti i rapporti tra volontariato e istituzioni. Conferma di voler reintrodurre le preferenze nella legge elettorale toscana. E insiste sul tema centrale del suo programma: quello di rilanciare la Toscana come regione industriale, «perché questa non può essere solo una regione di pensionati o di villette a schiera, una Disneyland dominata dalla rendita».