Salutiamo con commozione ed affetto Mohammed Muzaffar Alì, detto Sher Khan, attivista per i diritti umani, presidente e fondatore dell’ Associazione Unione Dei Lavoratori Asiatici (UAWA) in Italia, che ha speso la sua vita per la difesa dei diritti dei cittadini non comunitari specie a Roma e nel Lazio, specie i “clandestini”, dalle “attenzioni” e dagli attacchi xenofobi e reazionari. Sher Khan è sempre stato in prima fila, letteralmente, ogni giorno, dai tempi della “Pantanella”, nel 1990, fino a ieri, per assicurare ai nostri concittadini di origine straniera un futuro dignitoso, una casa ed un lavoro stabili, una consapevolezza dei loro diritti, una tutela generosa nei confronti di chi subiva torti, spesso per ragioni di puro razzismo.
Sono migliaia le manifestazioni, le occupazioni di case sfitte, gli incontri, le visite agli aggrediti o agli infortunati sul lavoro (ha contribuito a costituire il “Comitato Singh Mohinder” per la tutela dei familiari stranieri delle vittime del lavoro), i comunicati, le denunce (una, ultimamente, anche contro il ministro Maroni), i volantini, i manifesti, che hanno visto per un ventennio Sher Khan come instancabile protagonista, a volte anche rischiando in proprio, visto che, incredibilmente, proprio lui, ultimamente era diventato un “clandestino” e non aveva un permesso di soggiorno. Oppositore di natura, aveva chiesto asilo politico nel nostro paese denunciando le difficili condizioni di democrazia in cui si dibatteva, e si dibatte, ancora oggi, il suo paese d’origine, il Pakistan. Lì lascia i suoi fratelli, cui era molto legato; qui lascia i tantissimi compagni del suo avventuroso ed affascinante viaggio a difesa degli ultimi e degli oppressi. Raggiungerà, crediamo, i suoi amici Dino Frisullo e Don Luigi Di Liegro, con i quali ha condiviso per molti anni le lotte per un futuro migliore, per tutti.
Roma, 9 dicembre 2009 Per l’Associazione Progetto Diritti Avv. Mario Antonio Angelelli